From the daily archives: martedì, Luglio 7, 2015

Il referendum è uno strumento giuridico che consente di rivolgere agli elettori il consenso o il dissenso rispetto ad una decisione in merito ad una specifica questione.

Personalmente lo reputo una grande forma di democrazia.

Tuttavia, non sempre il ricorso al referendum rappresenta la scelta migliore.

Talvolta, per esempio, gli elettori non hanno la preparazione adeguata per poter votare in modo consapevole.

Spostandoci alla Grecia, penso sia lecito dubitare, senza voler offendere nessuno, che ai cittadini  fossero stati spiegati in modo chiaro i rischi legati ad un eventuale rifiuto della proposta della Troika.

Sia chiaro, non si sta sostenendo che chi ha votato NO abbia necessariamente sbagliato, ed è comprensibile lo stato d’animo di chi è stanco di subire l’imposizione di continui sacrifici; si vuol più semplicemente dire che, probabilmente, i pericoli legati a tale voto non erano ben chiari.

Pertanto, scarsa consapevolezza.

Per di più, i cittadini greci erano tenuti ad esprimere il proprio giudizio in merito ad una proposta che, stando ad alcune dichiarazioni autorevoli, non era nemmeno più sul tavolo.

Inoltre, esistono situazioni in cui il referendum, indipendentemente dal suo esito, è inutile se non addirittura controproducente.

Chiariamo il concetto distinguendo i due possibili scenari:

  • “SI”: in tal caso il governo probabilmente si sarebbe sciolto lasciando il posto ad uno nuovo che sarebbe stato costretto ad accettare l’ultima proposta messa sul tavolo, ammesso che la stessa fosse ancora valida;
  • “NO”: è il risultato reale del referendum ed il governo in carica capeggiato da Tsipras ora è costretto a stringere un accordo solo se a condizioni più favorevoli a quelle contenute nell’ultima proposta. Pertanto, legittimazione da parte del popolo ma minore margine decisionale. Personalmente non vedo motivo per cui il parere negativo da parte dei cittadini greci possa facilitare un accordo; se la Troika avanzerà ulteriori concessioni sarà semplicemente perché vuole trovare un’intesa, indipendentemente dal NO.

E’ bene ricordare che le  trattative sono state sospese per alcuni giorni in attesa di conoscere l’esito del referendum; quindi, in entrambi i casi (SI e NO) l’effetto sarebbe stato quello di ritardare il raggiungimento di un accordo, in una situazione in cui ogni giorno che passa le condizioni della Grecia si fanno sempre più critiche e più difficili da sanare.

L’unico vantaggio per la Grecia si sarebbe ottenuto nel caso in cui la Troika, di fronte alla minaccia del referendum, pur di evitarlo, avesse smesso di tirare la fune accettando le richieste del governo.

Così non è stato.

Riccardo Fracasso

 
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