From the daily archives: sabato, Agosto 25, 2018

In assenza di novità grafiche degne di nota, sintetizziamo molto brevemente la storia del ciclo attualmente in corso.

Il rialzo iniziò nel Marzo del 2009, dalle ceneri di una crisi causata principalmente dall’enorme bolla immobiliare americana.

Le difficoltà americane furono l’occasione per mettere in luce le fragilità dell’Area Euro, in particolare quelle dei cosiddetti Paesi periferici.

L’inversione fu favorita da una politica monetaria espansiva senza precedenti da parte delle varie Banche Centrali, che poi accompagnò (ed in alcuni Paesi accompagna tuttora) il rialzo per diversi anni.

I vari QE hanno immesso nel sistema un’enorme quantità di liquidità ed i tassi a zero hanno stimolato il ricorso al credito.

Tutto ciò ha dapprima reso sconveniente il mercato monetario spingendo col tempo gli investitori verso soluzioni via via sempre più rischiose.

Una corsa incessante alla ricerca del rendimento, incuranti del rischio.

Corsa che ha portato a controsensi finanziari come rendimenti lordi negativi, persino su alcune scadenze italiane (che di certo non  è emittente tripla A).

Anomalie che dimostrano un mercato completamente privo di avversione al rischio.

Un mercato che non pretende la giusta remunerazione al rischio non è un mercato sano.

Abbiamo assistito, sia sul mercato obbligazionario che su quello azionario, a fasi molto prolungate prive di correzioni, aspetto tipico di un mercato malato.

Come scritto, il rialzo è stato sorretto da una politica monetaria espansiva senza precedenti.

Politica espansiva che è in fase di rientro, più o meno avanzata a seconda del Paese.

E se la politica monetaria espansiva ha favorito il forte rialzo dei mercati finanziari (tuttora in corso su alcuni asset), è lecito supporre che il suo venir meno, per quanto graduale, possa causare lo sgonfiamento delle diverse bolle (per alcune già in atto).

Il mercato obbligazionario è pressochè in bolla ovunque, ed in alcuni casi (vedi BTP) già in ridimensionamento.

D’altro canto, alcuni indici azionari (tra cui il nostro) risultano tuttora piuttosto convenienti sulla base di un rapporto tra la capitalizzazione di borsa ed il PIL ben inferiore alla rispettiva media storica.

Tuttavia, i listini azionari leader (Stati Uniti in primis) presentano valori tipici di enorme sopravvalutazione.

Pertanto, se per il classico investitore (alla ricerca del valore) l’Italia può risultare un investimento conveniente, dall’altro è giusto tener presente che se la bolla azionaria americana dovesse scoppiare è improbabile che il nostro listino, per quanto sottovalutato, riesca a salire.

Il ciclo economico/finanziario americano risulta più avanzato rispetto a quello europeo ma, come detto, nel caso in cui dovesse svoltare, le possibilità di un prolungamento di quello dell’Area Euro sono marginali.

In buona sostanza, l’ipotesi che i Paesi sottovalutati recuperino il terreno perso è legata principalmente ad un un ulteriore allungo (o perlomeno una tenuta) da parte della Borsa americana che, come detto, è in evidente bolla ormai da qualche anno.

Sia chiaro: non si scarta a priori tale possibilità, consci che gli eccessi spesso si prolungano oltre ogni ragionevole aspettativa (vedi il Bund).

In tal senso può soccorrerci l’analisi tecnica, con aree di supporto che rappresentano autentici spartiacque.

Ad ogni modo, lo scopo principale di questo post non è quello di fornire una previsione, ma più semplicemente di dar consapevolezza del quadro attuale.

Riccardo Fracasso

 

 
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