Lo S&P 500  ha chiuso la seduta a 3.508 punti, registrando un +0,67%.

Il bilancio settimanale è pari a un +3,26%.

Il listino ha raggiunto il pivot annuale R1:

Grafico:

Sta completandosi un broadening.

Si tratta di una figura composta da massimi crescenti e minimi decrescenti che disegnano la forma di un megafono (praticamente un triangolo invertito).

Si tratta di una figura di inversione rara ma potente, che si articola con tre massimi e due minimi.

Una figura che si sviluppa solitamente in cima a un forte trend rialzista (quindi di inversione ribassista), poichè le inversioni rialziste generalmente sono più veloci e decise, meno laboriose.

Un’alternanza di movimenti al rialzo e al ribasso in cui la mano primaria distribuisce e il parco buoi accumula.

Nel caso specifico il terzo massimo (punto 5) non è ancora delineato e troverà conferma con eventuali successive vendite.

La figura sarà completata e attivata solo alla rottura della trendline inferiore.

L’eventuale completamento di tale figura implicherebbe minimi significativamente inferiori a quelli visti a Marzo (2.191 punti).

Il punto di rottura della trendline inferiore estremamente distante dal massimo (punto 5) rende il segnale non utile operativamente ma offre importante conferma dell’impostazione ribassista.

Pertanto a una figura simile è necessario dare importanza prima del suo effettivo completamento, quindi alle prime vendite al punto 5 anzichè alla rottura della trendline inferiore.

Impressionante il target ribassista, calcolato proiettando la base della figura dal punto di rottura (addirittura sotto i 1.300 punti), ma è prematuro parlarne.

Attendiamo prima che il punto 5 trovi conferme.

In merito al broadening, ovviamente NON si da nulla per certo ma, come al solito, si mette sul tavolo un’ipotesi di lavoro, si monitora e se necessario si abbandona!

Quel che si può dire con certezza, invece, è che per chi investe (non per chi fa trading), il rendimento potenziale non compensa il rischio di discesa.

Riccardo Fracasso

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