From the daily archives: sabato, Gennaio 1, 2022

In un’analisi di un anno fa, tra l’altro, si indicava come probabile per il 2021 il deprezzamento del dollaro e l’apprezzamento del grano.

Il dollaro, contrariamente a quanto personalmente previsto, si è rafforzato spinto da attese di una politica monetaria più restrittiva.

Il grano, invece, ha rispettato le aspettative salendo e registrando un massimo a 874 dollari (24 novembre).

Si evidenzia come la prima volta in cui si mise sul tavolo l’ipotesi di un’inversione rialzista di lungo termine del grano fu il 3 ottobre 2020, quando quotava 573 dollari.

Il 2021 ha effettivamente visto nuovi allunghi speculativi del mercato azionario, ma sono mancate completamente le successive vendite, personalmente attese.

Il comparto obbligazionario, come da aspettative, ha sofferto.

Personalmente ritengo che anche per il prossimo anno uno dei driver principali, se non il principale, sarà l’inflazione, per la quale si prospettano due scenari nel corso del 2022:

  1. l’apprezzamento delle materie prime sosterrà l’inflazione probabilmente al di sopra del target desiderato dalla FED ma comunque a tassi di crescita sensibilmente inferiori a quelli correnti, per via di una contrazione della domanda e di rilevazioni che non saranno avvantaggiate, come quelle del 2021, dal confronto favorevole con l’anno precedente.
  2. le conseguenze del rialzo delle materie prime saranno tali da far proseguire le pressioni inflattive a tassi ampiamente superiori al target della FED, pur in un contesto economico di rallentamento/recessione.

Al momento assegno maggiori probabilità al primo scenario sulla base del quale, di seguito, elenco alcuni temi che a mio avviso caratterizzeranno il 2022:

  • il dollaro sarà sfavorito da politiche monetarie meno restrittive di quanto atteso;
  • il mercato azionario: inversione ribassista ad anticipare la recessione (economia già in fase di rallentamento); rispetto a quella del 2020, penso a una discesa meno veloce ma più profonda, conseguentemente più prolungata, simile a quelle avviate nel 2007 e nel 2000;
  • il mercato obbligazionario, pur con potenzialità limitate, sarà sostenuto dalla politica meno restrittiva rispetto a quanto previsto; la parte meno affidabile del credito è destinata a soffrire a causa del cosiddetto ‘fly to quality’ (‘volo verso la qualità’), caratteristico delle fasi di forte tensione dei mercati;
  • materie prime: mentre diverse materie prime (vedi energetici) probabilmente hanno già visto i massimi finali in questo ciclo economico, alcune come il grano presentano ulteriori margini di incremento da esprimere per la parte iniziale dell’anno, anche se va tenuto conto che si tratta di un trend maturo, sicuramente meno fresco a come si presentava un anno fa;
  • dubbi sul comparto aurifero che, se da una parte potrebbe essere favorito dal calo del rendimento del tresury, dall’altro potrebbe essere penalizzato dal ridimensionamento dell’inflazione attesa.

Ovviamente tali considerazioni andranno monitorate e, se necessario, aggiustate nel corso dell’anno appena iniziato.

Appare evidente come il contesto descritto richieda una gestione attiva, creativa e ben diversa da una pianificazione tradizionale e dal classico ‘fai da te’.

Riccardo Fracasso

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