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Mercoledì sera Powell, presidente della FED, ha annunciato il taglio dei tassi di interessi, portandoli ad 1,75-2%.

Si tratta del secondo ribasso consecutivo, dopo quello di Luglio.

La politica monetaria futura è vincolata all’andamento dell’economia.

Solo se l’economia lo richiederà, proseguirà la serie di tagli.

Ma la notizia della settimana è un’altra.

Innanzitutto ricordiamo come il tasso sui Fed Funds rappresenta l’interesse deciso dalla Federal Reserve ed applicato tra le banche commerciali.

Nelle ultime quattro sedute consecutive la Banca Centrale Americana è dovuta intervenire iniettando liquidità:

  • martedì : 53,2 MLD;
  • mercoledì : 75 MLD;
  • giovedì : 75 MLD;
  • venerdì : 75 MLD.

L’intervento si è reso necessario per mantenere i tassi all’interno del range stabilito dalla Federal Reserve (2-2,25% e da mercoledì sceso, per l’appunto, a 1,75-2%).

Infatti, i tassi erano schizzati toccando punte anche del 10% a dimostrazione di un preoccupante vuoto di liquidità bancaria.

L’eventuale persistere di una crisi di liquidità implicherebbe inevitabilmente una stretta del credito, con evidenti ripercussioni economiche, ammesso che non ci sia di peggio dietro.

Magari si tratta di un problema temporaneo, anche se diversi aspetti invitano a non sottovalutarlo:

  • l’ultimo precedente risale al 2008;
  • nella seconda, nella terza e nella quarta giornata la liquidità non è bastata a soddisfare l’intera richiesta;
  • 75 MLD è il massimo previsto per provvedimenti di questo tipo;
  • oltre a quanto già fatto, la FED ha annunciato ulteriori iniezioni di 75 MLD di dollari ogni giorno fino al 10 Ottobre;
  • in totale si tratta di ben più mille MLD in nemmeno un mese, l’equivalente di circa 5 anni e mezzo del QE recentemente annunciato da Draghi (che prevede l’iniezione di 20 MLD al mese).

Ma ciò che allerta di più è la carenza di spiegazioni da parte della Federal Reserve che, anziché fornire spiegazioni esaustive su un intervento così raro ed imponente, s’è limitata ad affermare che l’obiettivo è finalizzato a contenere i tassi entro il range.

Purtroppo dal 2008 in poi il mercato americano è diventato sempre meno trasparente (già lo era prima se si pensa che la Lehman vantava una tripla A pochi giorni prima di fallire), il che va a scapito soprattutto dei piccoli investitori, gli ultimi a ricevere informazioni ed i primi a subire le conseguenze quando la verità emerge.

Inoltre, questa assenza di trasparenza col tempo causa un calo di fiducia.

Riccardo Fracasso

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