From the monthly archives: Maggio 2013

“Marco (un investitore), intestatario di due dossier titoli presso due banche, è seguito da due promotori, il dott. Finanza ed il dott. Dintorni dei quali nutre una certa stima.

In entrambe le posizioni detiene in portafoglio il titolo azionario BOBNET acquistato allo stesso prezzo ed in forte guadagno (+30%).

Tutti gli indicatori segnalano un fortissimo ipercomprato e BOBNET si trova peraltro a ridosso di una importante resistenza.

Inoltre, la decisa salita non è giustificata né da fondamentali positivi né da prospettive rosee.

A questo punto Marco chiede consiglio ad entrambi i promotori ricevendo risposte molto diverse.

Il dott. Finanza suggerisce addirittura di incrementare l’esposizione sul titolo BOBNET ipotizzando target da sogno.

Il dott. Dintorni, invece, dopo aver evidenziato i vari campanelli di allarme, consiglia diligentemente di prendere parzialmente profitto dimezzando la posizione, di impostare un trailing stop per la metà rimanente ed attendere segnali dal mercato.

Marco segue i consigli di entrami i promotori differenziando quindi la propria operatività tra una posizione e l’altra.

Il titolo, a dispetto della resistenza, dell’ipercomprato, dei pessimi fondamentali e delle cupe prospettive, nel mese successivo, spinto dall’ingresso degli ultimi arrivati (parco buoi), prosegue la salita guadagnando un ulteriore 10%.

Marco, alla luce dei fatti, chiude la posizione amministrata dal dott. Dintorni per trasferirla a favore di quella gestita dal dott. Finanza.

A trasferimento avvenuto il dott. Finanza,  sulle ali dell’entusiasmo, consiglia di investire la nuova liquidità per esporsi ulteriormente su BOBNET.

Marco, a quel punto, riponendo ormai una fiducia cieca per il proprio promotore, segue il consiglio incrementando nuovamente  la posizione ed innalzando quindi ulteriormente il prezzo medio di carico.

Ad un certo punto, quando l’ipercomprato è giunto ormai alle stelle e la scollatura tra quotazione e fondamentali è al di fuori di ogni logica, BOBNET crolla verticalmente ad una velocità tale che il valore scende in brevissimo tempo al di sotto del prezzo medio di carico.

Dopo due mesi la posizione presenta una perdita del 50% perché nel frattempo Marco non se l’è sentita di uscire in perdita ed il dott. Finanza ha preferito non farsi più sentire non sapendo quali consigli dispensare, con la speranza che il mercato aggiustasse tutto ripartendo.”.

Questa storia di fantasia dimostra come sia sbagliato giudicare una scelta o un consiglio esclusivamente dal rendimento.

E’ una storia inventata, ma svolgendo l’attività di promotore finanziario vi posso testimoniare che in diverse occasioni ho avuto modo di constatare clienti, investitori e persino professionisti del settore basare il proprio giudizio limitatamente al rendimento.

Comportamento comprensibile, ma sbagliato.

Anche volendo ipotizzare un lieto fine per l’operazione BOBNET gestita dal dott. Finanza e un risultato finale pari ad uno strepitoso +50%, quell’operazione, apparentemente perfetta, in realtà non lo sarebbe stata perché  frutto di un metodo di investimento sbagliato che col tempo finirebbe inevitabilmente per causare la rovina dei propri risparmi.

Un sorpasso in curva può anche finire bene, ma ha senso farlo?

Dal lato opposto, scelte apparentemente errate (nell’es. quella consigliata dal dott. Dintorni) sono giuste perché rientrano in quella che è una buona gestione del risparmio che nel lungo termine premia.

Purtroppo, però, chi giudica solitamente si ferma ad osservare la performance di una singola operazione.

Un sistema di investimento non ha la presunzione di predire il futuro, ma ha l’obiettivo di definire lo scenario più probabile, quello che il più delle volte si avvera.

Ora, prendiamo in considerazione due performance: -5% e +5%.

Attenendoci alle performance è indubbiamente migliore la seconda, ma se quel -5% fosse stato ottenuto nel 2008 e quel +5% nel 2010, le cose cambierebbero, e non di poco.

Paradossalmente, alla base di quel  -5% risiederebbe una qualità nettamente superiore a quella che ha portato al +5%.

In buona sostanza, la performance va commisurata col mercato che si affronta in quel periodo.

Fattore rischio: è importante perché un guadagno del 5% ottenuto con rischi contenuti ha maggior valore di un guadagno del 6% raggiunto correndo rischi elevatissimi.

Investire l’intero portafoglio in un’obbligazione speculative grade può portare a ottimi guadagni, ma a che prezzo?

Sono tantissimi gli investitori che nel 1999-2000 acquistavano obbligazioni argentine con cedole del 9-10%, poteva andare bene…ma è andata male.

Rendimento e rischio sono due facce appartenenti alla stessa medaglia; il rendimento incorpora un rischio.

Nel momento in cui si eleva il rischio è quantomeno saggio impiegare una piccola percentuale del proprio capitale se si decide di investire.

E’ compito di chi investe o di chi svolge l’attività di consulente finanziario stabilire in quale momento il rapporto rischio/rendimento è favorevole al rendimento.

Considerando quanto finora scritto, di seguito una mia regola per una valutazione corretta:

La qualità di un trading system, di un intermediario finanziario (per es. un promotore finanziario), di un gestore e di un analista non si valuta dalla performance di una singola operazione ma dal rendimento complessivo (o medio) ottenuto nel lungo periodo rapportato al rischio ed al benchmark.

Quando si valuta una singola operazione, bisogna considerare la performance ottenuta in virtù del rischio legato all’operazione stessa e più si restringe il tempo di osservazione più assume importanza il fattore rischio; viceversa, più si estende il tempo di osservazione e più diviene importante il fattore rendimento anche se non va mai persa di vista la componente del rischio.

Riccardo Fracasso

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