L’aumento di capitale di MPS si svolgerà dal 9 al 27 giugno, periodo in cui saranno esercitabili i diritti di opzione.
La negoziabilità dei diritti (quindi possibilità di acquistarli e venderli) si interromperà invece una settimana prima (quindi si va dal 9 al 20 giugno).
L’ammontare dell’aumento di capitale è notevole: 5 MLD di euro (per l’esattezza 4.999.698.478 euro).
I soci di MPS potranno acquistare 214 azioni di nuova emissione ogni 5 possedute ad un prezzo di sottoscrizione di 1 euro l’una.
In una nota la banca spiega che il prezzo di sottoscrizione di 1 euro per azione “rappresenta uno sconto pari a circa il 35,5% rispetto al TERP calcolato al prezzo di chiusura del 5 giugno 2014”.
Approfondiamo.
Innanzitutto sappiamo che il prezzo ufficiale del 5 giugno 2014 è di 25,197 euro.
Il TERP (Theoretical Ex Right Price) è il prezzo teorico dopo l’attribuzione del diritto d’opzione.
Di seguito la formula canonica del Terp:
- TERP = [(P uff.* V)+(P sott.* N)] /(V+N)
Dove:
- P uff. = prezzo ufficiale cum diritto (nel caso specifico 25,197 euro)
- V = numero di vecchie azioni (nel caso specifico 5)
- P sott. = prezzo di sottoscrizione di 1 nuova azione (nel caso specifico 1 euro)
- N = numero di azioni di nuova emissione (nel caso specifico 214)
Applichiamo la formula al caso concreto:
TERP = [(25,197 x 5)+(1*214)] /(5+214) = 1,5544 euro
Tra il TERP (1,5544 euro) ed il prezzo di sottoscrizione per ogni nuova azione (1 euro) esiste uno sconto del 35,66%.
Tale sconto è peraltro in linea con quello del 35% solitamente applicato in sede di aumento di capitale (Unicredit ad inizio 2012 adottò uno sconto del 43%, aspetto che contribuì al crollo del titolo).
Ecco spiegati i vari passaggi per calcolare il TERP e del relativo sconto.
Il TERP ad ogni modo cambia valore giornalmente in funzione della variabile ‘Prezzo ufficiale del titolo’.
La convenienza dell’adesione dipende esclusivamente dalle prospettive che l’investitore ha sull’azienda in questione.
Nel caso in cui sono positive è giusto aderire, in caso contrario è bene vendere i diritti.
L’unico caso in cui è indiscutibilmente sconveniente l’adesione si propone se, nel periodo di collocamento, il prezzo del titolo scende al di sotto di quello di sottoscrizione (nel caso specifico 1 euro) delle nuove azioni; in tale improbabile ipotesi il diritto si azzera ed un investitore non ha più alcun motivo per aderire, in quanto avrebbe la possibilità di comprare a prezzi inferiori andando direttamente sul mercato.
Ad ogni modo, sull’eventuale parte inoptata (quindi i diritti non esercitati) sussiste la garanzia del consorzio di collocamento: in buona sostanza il consorzio si impegna a sottoscrive interamente l’eventuale parte inoptata (quindi i diritti non esercitati).
In sintesi, in un modo o nell’altro la società oggetto di aumento di capitale raccoglie completamente l’intera somma prefissata.
Pertanto, MPS raccoglierà ben 5 MLD di euro che consentiranno di estinguere totalmente o comunque ridurre in modo molto consistente gli ormai famosi Monti Bond.
Tale aspetto è particolarmente importante per due motivi:
-
le cedole che l’istituto senese paga per i Monti Bond sono molto elevate e l’estinzione totale o parziale di essi elimina o quantomeno riduce vistosamente un notevole fardello;
- nel caso in cui la banca non fosse stata in grado di rimborsare i Monti Bond alla scadenza, l’unica alternativa sarebbe stato il pagamento tramite asset, in altre parole la nazionalizzazione. La nazionalizzazione implica l’azzeramento dei titoli azionari. L’aumento di capitale riduce notevolmente (se non addirittura annulla) tale rischio e quindi il principale motivo che ha frenato il recupero di MPS. Pertanto, le probabili forti oscillazioni che il titolo dovrebbe avere in fase di aumento di capitale potrebbero rivelarsi delle ottime occasioni di ingresso in un ottica di medio/lungo periodo.
Riccardo Fracasso
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