Lo S&P 500 ha chiuso la seduta a 1.985 punti, registrando un -0,6%.
Il bilancio settimanale è pari ad un -1,1%.
La scorsa settimana:
“Innanzitutto va evidenziato che il divario tra la performance settimanale del Ftse Mib (+4,62%) e quella dello S&P 500 (+0,22%) della scorsa settimana è stato molto ampio, dando ragione alla strategia ipotizzata (ndr: pairs trade Ftse Mib contro S&P 500).
Inoltre, non avendo Draghi deluso le attese, tale strategia è ancora valida.
Attenzione, però, perché dopo le ultime performance, un conto è mantenere un eventuale pairs trade aperto 2 settimane fa, un altro è aprirne uno ora (in tal caso la convenienza si ridurrebbe notevolmente).
Inoltre, sarà bene prestare attenzione ai segnali, perché nel momento in cui dovesse giungerne uno di calo per il nostro listino, l’ipotetico pairs trade andrebbe smontato, fermo restando che in un’ottica di ampio respiro si ritiene che il Ftse Mib probabilmente sovraperformerà quello americano.”.
Come spiegato nell’ultima analisi del Ftse Mib, nella settimana appena conclusa non sono emersi segnali di inversione ribassista per il nostro listino, che avrebbero messo in discussione un eventuale pairs trade in portafoglio, di cui si sta parlando da tre settimane.
Simili le performance settimanali del Mib (-1,51%) e del listino americano (-1,1%).
Anche per lo S&P 500 per il momento non sussistono segnali che anticipino una correzione.
Indiscusso, seppur molto tirato, il trend rialzista dell’indice americano:
S&P 500 – Base mensile
Tuttavia, si continua a prediligere il nostro listino principalmente per i seguenti motivi:
- negli ultimi anni ha partecipato in misura molto più contenuta ai rialzi del mercato azionario;
- la politica espansiva della BCE è in fase di ampliamento mentre quella della FED è in fase di rientro (tapering).
Non mi sfugge il differente contesto economico, ma va sempre ricordato che il ciclo azionario si muove con anticipo.
Riccardo Fracasso
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