Rating: Standard & Poor’s ci taglia
Ieri sera l’agenzia di rating Standard & Poor’s ha declassato l’Italia abbassando il proprio giudizio da BBB a BBB -.
Siamo sullo stesso livello di molti Paesi emergenti (Marocco, l’Azerbaijan, ecc.), e per un Paese sviluppato ciò non è normale.
L’ultima variazione per l’Italia risaliva a Luglio 2013, ancora un downgrade e ancora ad opera di S&P.
Ieri l’agenzia ha affermato che pur riconoscendo che “il governo si stia gradualmente muovendo verso l’avvio di alcune importanti riforme”, ritiene che “un forte aumento del debito, accompagnato da una crescita perennemente debole e bassa competitività, non è compatibile con un rating BBB” secondo i propri criteri.
Pur notando alcuni progressi con lo Jobs Act, sono del parere che “le misure previste non creeranno occupazione nel breve termine. Come conseguenza il già elevato tasso di disoccupazione, potrebbe peggiorare fino a che non arriverà una sostenibile ripresa economica”.
Inoltre, in relazione al periodo 2014-2017, hanno rivisto al ribasso le proprie stime medie di crescita del Pil reale dall’1% allo 0,5%.
Una crescita economica media dello 0,5% fino al 2017, soprattutto conoscendo il punto di partenza, rappresenterebbe una ripresa molto deludente.
Di seguito osserviamo la posizione aggiornata dei rating che ci hanno assegnato le più famose agenzie (Moody’s, Standard & Poor’s e Fitch):
Tutti e tre i giudizi sono alquanto vicini alla categoria Speculative Grade.
Una breve parentesi: alcuni operatori definiscono indistintamente tutti i titoli obbligazionari appartenenti a tale categoria come ‘spazzatura’, indipendentemente dal posizionamento interno che essi occupano nella stessa.
Personalmente ritengo che il termine ‘spazzatura’ (che tanto piace ai media) sia esagerato, fuorviante e adatto ad una sola piccola fetta di titoli.
Comunque, alla luce del recentissimo declassamento, un ulteriore taglio da parte di Standard & Poor’s farebbe cadere l’Italia dentro lo Speculative Grade.
Tale aspetto comporta delle conseguenze pratiche.
Innanzitutto, a parità di condizioni, il rendimento è inversamente proporzionale al rating dell’emittente, per cui qualsiasi downgrade rappresenta un aspetto negativo.
Inoltre, la maggior parte dei gestori ha l’obbligo, da prospetto, di investire solo in obbligazioni Investment Grade (giudizio di almeno 2 agenzie su 3).
Alcuni operatori hanno regole ancor più stringenti, non potendo detenere nel proprio portafoglio titoli il cui rating sia privo di ‘A’.
Ad ogni modo, a mio avviso, se da una parte non bisogna sottovalutare la notizia, dall’altra non bisogna commettere l’errore opposto di sopravvalutarlo.
Riccardo Fracasso
4 Responses to Rating: Standard & Poor’s ci taglia
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Ciao Riccardo, se posso, vorrei ricordare ai tuoi lettori che questa fenomenale agenzia di rating che si chiama Standard and Poors è quella che attribuisce il rating AA+ agli USA cioè ad un paese che per salvare banche e quant’ altro (wall street in una parola), ha stampato negli ultimi anni, una quantità di dollari che messi in fila uno dietro l’ altro ci porterebbero ai confini dell’ universo. Un paese che dichiara di non avere inflazione, tra l’ altro. Aggiungiamo che alcuni traders professionisti americani che scrivono in un forum che conosco parlano di schema ponzi che gli USA stanno attuando, mediante stampa di moneta fresca per comprare il loro stesso debito. Come finisce lo schema Ponzi, se questo è il caso, lo sappiamo tutti. La stessa agenzia inoltre attribuisce AA- al Giappone che ha il debito pubblico più grande del mondo (oltre 200% del pil). Lascio il giudizio a chi legge. Personalmente ho la mia idea su Standard and Poors. Aggiungo per finire che non sono italianofilo….anzi.
Ciao Giorgio,
esiste un motivo valido che giustifichi chiaramente la differenza di rating tra Paesi come Stati Uniti e Giappone ed il nostro ed è proprio la possibilità di stampare moneta.
Un Paese con sovranità monetaria può emettere liberamente moneta e quindi è privo di rischio insolvenza per quanto riguarda il debito in valuta locale.
L’unico default in valuta locale in cui gli Stati Uniti può incorrere è quello di tipo politico: per esempio, gli Stati Uniti possono fallire se il proprio governo, nel caso di necessità, non si accorda per innalzare un tetto previsto dalla legge.
Il fatto che la speculazione in passato abbia colpito Paesi come l’Italia non è un caso; l’Italia, come tutti gli Stati membri dell’Area Euro è priva di sovranità monetaria e quindi non ha la possibilità, nel caso di necessità, di stampare moneta per pagarsi il debito.
Deve sperare nella BCE, BCE che in passato non voleva sentirne di emettere (stiamo parlando di QE), mentre ora sembra orientata a farlo, anche se non se ne conoscono il modo e la misura.
Ciao Riccardo. Lo so che non possiamo stampare moneta mentre USA e Giappone possono. Ma anche lo Zimbabwue (e non è a caso che lo cito) può stampare moneta. Non ha però il rating AA+ e nemmeno AA-. L’euro è una moneta forte cui paesi fortemente indebitati (e da quale parte arrivi il debito lo sappiamo tutti e quale parte dovrebbe essere messa a dieta lo sappiamo anche ed io saprei anche come formularla… la dieta) non avrebbero mai dovuto aderire perchè l’ unico modo per essi di svalutare il loro debito è stampare moneta, cosa che non possono fare. Se poi aggiungiamo che gli eurobond sono invisi alla gentile signora tedesca…beh il gioco è fatto. Significa prenderle con le mani legate. In ogni caso diamo tempo al tempo…vedremo il progetto fallire e con esso anche taluni giochetto sporchi che vengono fatti alle spalle di chi non è in condizioni di reagire fintanto…che rimane nel gioco. Con questo ti ho detto un po’ di quello che penso del castello di cartapesta creato dalle menti illuminate che conosciamo tutti.
La situazione economica (e non solo) dello Zimbabwe non è certamente sullo stesso piano di quella degli Stati Uniti e del Giappone.
Buona serata.