Ftse Mib: il tassello mancante
I principali aspetti favorevoli al Ftse Mib possono essere sintetizzati nei seguenti punti:
- solido trend rialzista avviatosi da Luglio 2012;
- inversione di forza relativa dello spread S&P 500/Ftse Mib;
- carenza di alternative;
- attese per un sempre più probabile QE europeo.
Non è da oggi che si afferma che questi sono elementi sufficienti per avere una visione positiva sul nostro indice.
Però, al quadro, oltre all’assenza cronica della ripresa economica, manca all’appello un tassello alquanto importante:
Il grafico rappresenta l’andamento dello spread Ftse Mib/BTP a 10 anni.
Un trend ascendete descrive una maggior forza relativa del nostro indice azionario rispetto al nostro decennale, e viceversa.
Un po’ di didattica.
Poiché il mercato azionario è alquanto più volatile di quello obbligazionario (quindi fondamentalmente più rischioso), in linea generale è buona norma acquistarlo solo se più performante; in assenza di tale condizione, il mercato azionario non si può definire in fase di bull market, ma solo in fase rialzista ed acquistarlo significa incamerare volatilità (quindi rischio) non adeguatamente compensata dal rendimento potenziale.
Nel caso specifico notiamo che dopo una chiara fase di bull market del mercato azionario avviatasi a Giugno 2012, ad Aprile di quest’anno s’è compiuta un’inversione di forza relativa a favore del BTP a 10 anni, che peraltro ha brillantemente anticipato la correzione del nostro listino di circa due mesi.
Pertanto, attualmente il Ftse Mib non si può definire in fase di bull market (inoltre, l’incapacità di sovraperformare il mercato obbligazionario, nonostante i rendimenti tutt’altro che appetibili offerti da quest’ultimo, rappresenta un ulteriore elemento di debolezza).
Attenendosi a tale aspetto, è preferibile quindi attendere un segnale di inversione di forza relativa a favore del nostro indice azionario prima di posizionarsi.
Personalmente, pur consapevole dell’importanza di questo aspetto, ritengo che gli svariati ed importanti elementi positivi elencati ad inizio articolo siano più che sufficienti a giustificare la presenza in portafoglio di posizioni rialziste sul Ftse Mib.
Ovvio che se l’inversione rialzista di forza relativa tra Ftse Mib e BTP dovesse tardare eccessivamente, sarà bene mettere in discussione l’attuale visione positiva.
Il taglio del rating dell’Italia potrebbe paradossalmente essere d’aiuto.
Infatti, il downgrade potrebbe rallentare/frenare l’apprezzamento del decennale italiano (peraltro a livelli già molto elevati) e favorire un’inversione di forza relativa.
Il grafico proposto in precedenza è su base mensile e, quindi, l’ultima candela è puramente tendenziale poiché rappresentativa del mese di Dicembre, ben distante dal concludersi.
Se il mese dovesse effettivamente concludersi con una netta sovrapermance del mercato azionario rispetto a quello obbligazionario, potrebbe disegnarsi una figura di inversione rialzista che rappresenterebbe quell’importante tassello che al momento manca al puzzle.
Riccardo Fracasso
2 Responses to Ftse Mib: il tassello mancante
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Conoscendo la “vision” di lungo termine dell’Autore, questo commento mi lascia alquanto perplesso in quanto mi sembra esemplificare alla perfezione la psicologia della metamorfosi tardiva dell’orso in toro. Vengono correttamente elencati sei elementi, 4 a favore della tesi rialzista, 2 di quella ribassista. Il peso specifico di questi ultimi è di gran lunga preponderante, poiché la ripresa economica (crescita) rappresenta sia il presupposto della valutazione fondamentale del mercato, sia della sostenibilità del debito, ed il fatto che sia “cronicamente” assente è allarmante. Quanto al mercato obbligazionario, è sempre stato più veritiero nei suoi responsi, ed i bassi rendimenti testimoniano appunto che la maggior parte degli operatori continua a non vedere crescita all’orizzonte. Eppure nonostante questo viene attribuita una valenza maggiore agli elementi rialzisti, i quali – mi permetto di dire – al confronto dei precedenti sono abbastanza risibili: che un trend rialzista per ciò stesso “debba” continuare è pericolosamente tautologico; che manchino alternative (intendendo ai bassi rendimenti obbligazionari) è dovuto proprio alla mancanza di crescita – quindi è un po’ il cane che si morde la coda – senza contare che il contesto deflazionistico aumenta i rendimenti reali rispetto a quelli nominali; il QE, per come ne parlano ormai da settimane perfino i TG, dovrebbe essere più che incorporato, ed anzi proprio i rendimenti dei BTP decennali sotto il 2% testimonierebbe come sia stato operativamente anticipato dal settore bancario, il quale sarà semmai pronto a vendere alla BCE tali titoli quando il QE venisse varato (altrimenti si dovrebbe capire chi altri, e per cosa, comprerebbe a questi tassi assurdi il traballante debito pubblico italiano). Chiudo con una battuta: speriamo solo che in caso di ultima seduta settimanale verde (come lo fu la scorsa) almeno per una volta non si dica che il venerdì è la seduta “più sincera”, considerato come in questi ultimi tempi si è invece rivelata la più fuorviante di tutte e posto che un simile aggettivo è decisamente degno di miglior causa rispetto a un mercato che sembra il distillato della manipolazione. Un saluto.
Salve Andrea,
se vuole ci si può dar del ‘tu’, è più scorrevole.
In merito alla ‘metamorfosi tardiva dell’orso in toro’ nel corso degli ultimi 2 anni, pur non da Luglio 2012, in più occasioni ho suggerito di guardare verso l’alto, per cui la definizione ‘tardiva’ appare piuttosto ingenerosa e discutibile.
Sull’importanza della maggior forza relativa del mercato obbligazionario italiano non discuto, tant’è che v’ho scritto un articolo per evidenziarla sostenendo anche che se la sua inversione ‘dovesse tardare eccessivamente, sarà bene mettere in discussione l’attuale visione positiva’ che si ha sul mercato azionario.
Mettiamola così, un profilo di rischio meno aggressivo avrebbe atteso un’eventuale inversione dello spread Ftse Mib/BTP prima di fare il proprio ingresso.
Sul fatto che l’aspetto economico sia importante, non va scordato che da Luglio 2012 in poi il nostro indice azionario è volato a dispetto di una ripresa economica che praticamente non c’è mai stata.
Va inoltre detto che la storia insegna che se gli investitori iniziano a scommettere su un intervento della Banca Centrale, non ci sono dati economici negativi che tengano.
Che tali punti siano più importanti degli altri c’è da discutere, ma se le considerazioni del commento erano così palesi come lo stesso fa intuire, c’è da chiedersi il perché non siano state scritte ad inizio settimana ma solo giunti alla sua quasi conclusione, quando appare più facile farlo.
Io al trend continuo ad assegnare grande importanza e continuerò a farlo, perché indica la tendenza di un mercato, ed andarci contro prematuramente è finanziariamente sbagliato.
Ammesso e non concesso che quella in corso sia una correzione e non un’inversione, uno degli obiettivi delle correzioni è proprio quello di creare incertezza, paura.
Continuo inoltre ad assegnare grande importanza alla carenza di alternative perché una delle leve che muove i flussi di denaro è la convenienza, convenienza che non vedo sul mercato obbligazionario e che invece vedo su quello azionario, QE permettendo.
Per quanto riguarda il QE, mi trova quantomeno perplesso leggere che è scontata dal mercato nel momento in cui il mercato azionario non ha guadagnato nulla da quando se n’è iniziato a parlare e sapendo (gli Stati Uniti insegnano) quanto esso incida.
Ovvio che se gli annunci di Draghi (che non sono in grado di conoscere) dovessero continuare a tardare la situazione si complicherebbe, e ovvio che gli effetti del QE dipenderanno dall’entità e dalla durata, ma attendersi alcuni mesi di rialzo in un contesto così carente di alternative, è a mio avviso uno scenario da prendere in seria considerazione.
Definire ‘risibili’ elementi di assoluta importanza come un possibile QE, la carenza di alternative o il trend del mercato, significa scontrarsi con ciò che è la logica finanziaria.
Per quanto riguarda la seduta del venerdì ‘più sincera’, si è rivelata una teoria vera il più delle volte, ed è questo l’obiettivo delle analisi: evidenziare l’ipotesi più probabile.
Non saranno poche volte a farmi cambiare idea.
Buona giornata.