Il Ftse Mib ha chiuso la seduta a 22.398 punti, registrando un -1,54%.
Il bilancio settimanale è pari ad un -4,48%.
Bilancio negativo anche al netto dello stacco delle cedole di lunedì, il cui peso è di circa 1,6%.
In una fase stagionalmente sfavorevole, col raggiungimento di una resistenza importante (24-24.500), la nascita del nuovo governo è stata colta come un facile pretesto per far scattare le vendite.
La terza settimana consecutiva in calo, comunque, non intacca il trend primario rialzista, pur riducendo in modo significativo il margine che separa i prezzi dalla parallela inferiore della forchetta A-B-C:
Tuttavia, in queste settimane si sono accese diverse spie rosse:
- netto indebolimento in termini di forza relativa del nostro listino rispetto agli altri;
- debolezza del settore bancario (questa settimana -8,05%);
- allargamento dello spread (ora a 205): personalmente ritengo che negli anni sia stata assegnata troppa enfasi allo spread ma, piaccia o non piaccia, con la nascita dell’Area Euro è diventato comunque un buon indicatore di alert, perlomeno meritevole di attenzione. Un suo ampliamento esprime una minor propensione al rischio da parte degli investitori;
- cedimento della media mobile a 200 giorni.
Due ulteriori conferme di deterioramento grafico le avremmo nel caso di:
- violazione dei minimi di Marzo (21.460 punti), nonchè attuali minimi annuali;
- chiusura mensile nei pressi dei minimi di Maggio.
D’altro canto, l’eventuale ritorno oltre la media mobile a 200 giorni rappresenterebbe un aspetto positivo.
La preoccupazione è che se si scende in questa misura mentre gli Stati Uniti reggono, figuriamoci nel caso in cui quest’ultimi dovessero cedere soglie grafiche importanti.
Ad ogni modo, fino ad allora si esclude un panico generalizzato e resta in piedi, seppur sempre più malconcia, l’ipotesi di un recupero.
Riccardo Fracasso
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