Il Ftse Mib ha chiuso la seduta a 16.852 punti, registrando un -0,09%.
Il bilancio settimanale è pari ad un -3,37%.
Come ben noto il 19 Febbraio ha preso il via un crollo pari ad oltre il 44%, cancellando il guadagno degli ultimi quattro anni in sole 18 sedute.
Seppur con misure lievemente diverse, tale crollo ha colpito tutti i listini azionari.
Ciò dovrebbe insegnare che anche, e soprattutto, nelle fasi di forte sentiment positivo sia necessario mantenere un approccio razionale, non emotivo.
A circa metà marzo i listino sono rimbalzati.
Il rialzo del Ftse Mib è stato notevole in termine assoluti (oltre +25% dai minimi) ma esiguo se rapportato al calo (vettore A-B).
La particolare debolezza del nostro indice è legata a quella del settore bancario che è sceso al di sotto persino dei minimi registrati nel 2012 (elemento di forte preoccupazione che descrive un quadro decisamente negativo):
L’eventuale decisa perdita di contatto con tale area rappresenterebbe una sentenza per la borsa italiana.
Tornando al Ftse Mib, ormai da un mese e mezzo si muove all’interno del range 16.300-17.800 punti.
A fine Aprile abbiamo evidenziato un temporaneo sforamento verso l’alto che ha portato gli indici nei pressi dell’area del 38,2% di Fibonacci, per poi rientrare, e tuttora restarvi, nel range laterale.
La classica falsa rottura.
Seppur a mio avviso improbabile, l’eventuale rottura verso l’alto di tale range andrebbe letto come una bull trap.
Sullo sfondo resta sempre l’incrocio della morte che, ricordo, deve ancora produrre i propri effetti.
Riccardo Fracasso
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