From the daily archives: sabato, Marzo 13, 2021

Il Ftse Mib  ha chiuso la seduta a 24.113 punti, registrando un -0,03%.

Il bilancio settimanale è pari a un +5%.

Tramonta l’ipotesi della forchetta ribassista e i prezzi si riportano nei pressi dell’importantissima area di resistenza intorno a 24.550 punti.

Area di resistenza che corrisponde al ritracciamento del 38,2% dell’intero vettore ribassista A-B sviluppatosi dal massimo di maggio 2007 (44.364 punti) al minimo di marzo 2009 (12.332 punti).

Livello grafico che ha respinto i tentativi di allungo nel 2009, nel 2015, nel 2018 e nel 2020 (con falsa rottura).

Il grafico rappresenta fedelmente il declino economico e la successiva stagnazione economica pluriennale in cui siamo intrappolati, a dimostrazione che nel lungo termine i listini azionari tendono a rappresentare fedelmente il PIL del rispettivo Paese (ovviamente, specie per la borsa americana che è la più manipolata al mondo, vi sono fasi di prolungato scollamento tra finanza ed economia, che però finiscono col ritorno alla realtà).

Se è vero che l’attuale assenza di segnali ribassisti ci impone di non escludere il superamento di tale area, è bene tener presente l’importanza di questo livello grafico in uno scenario in cui si è scontata qualsiasi prospettiva positiva (forte ripresa, piani di aiuti, Draghi, fine pandemia, ecc.) snobbando il contesto (crisi economica, chiusure, disoccupazione, ecc.).

In tale situazione è bene non sottovalutare la comparsa di segnali di inversione.

L’eventuale aumento della volatilità, allargamento dello spread e indebolimento del settore bancario (nell’ultima settimana meno performante rispetto al Ftse Mib) sono elementi che andrebbero letti come allerta.

Riccardo Fracasso

 
Set your Twitter account name in your settings to use the TwitterBar Section.