Mi capita spesso di leggere analisi con grafici che evidenziano il recupero della discesa del primo trimestre 2020, a supporto della tesi secondo cui il mercato azionario sia da acquistare e mantenere, qualsiasi cosa succeda, perché nel lungo termine ogni ribasso sarà riassorbito.
I grafici rappresentano numeri reali, per cui inconfutabili.
Però, è doveroso fare alcune precisazioni.
Non diamo più di tanto peso al fatto che questi articoli raramente sono pubblicati nel corso del calo e nemmeno che solitamente prendono come riferimento la borsa americana, mentre sarebbe più corretto considerare l’indice mondiale che porterebbe sì alle stesse conclusioni, ma con numeri meno eclatanti.
Iniziamo col dire, invece, che un conto è fare una valutazione col senno del poi, un altro è ‘vivere’ l’investimento.
Ciò che a posteriori risulta estremamente chiaro e lineare, nel presente appare estremamente confuso e incerto: rischi molto seri e concreti talvolta si risolvono in una bolla di sapone mentre altri pericoli invisibili o secondari in alcuni casi innescano tempeste sui mercati.
Inoltre, gli investimenti, in particolar modo quelli più volatili come le azioni, mettono a dura prova l’autocontrollo degli operatori, che devono prendere una decisione a caldo e in un contesto che, seppur supportato da ricorrenze storiche favorevoli, non offre comunque alcuna garanzia di capitale.
Pertanto, gli articoli menzionati a inizio post non tengono minimamente conto di un aspetto estremamente rilevante: l’emotività.
Infatti, la maggioranza degli operatori è composta da:
- chi, spinto dal panico, vende nei pressi dei minimi;
- chi, spinto dall’euforia, acquista nei pressi dei massimi;
- chi entra a prezzi equi per poi però liquidare l’intera posizione al primo allungo per la fretta di incassare, tagliando così i profitti.
Si consideri che secondo alcuni studi la risposta emotiva per una perdita è più intensa di quella di un guadagno per circa 1,5-2,5 volte.
Riassumendo, giusto tener conto della tendenza di fondo positiva del mercato azionario globale, ma al tempo stesso chi pianifica un portafoglio deve porsi come obiettivo principale non tanto quello di battere il benchmark, ma quello d’essere efficiente e contenere la volatilità entro la misura massima sopportabile.
Altre strade creano un contesto fertile per gli errori sopra elencati che, di fatto, vanificano il concetto di lungo termine.
Riccardo Fracasso
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