Da inizio anno lo S&P 500 è in rialzo di quasi l’8%.
A far da traino, come ai ‘bei’ tempi, le più grandi aziende americane.
La seguente tabella evidenzia come i primi 8 titoli per capitalizzazione pesino un quarto dell’intero listino:
7 aziende, se si tiene conto della contemporanea presenza di Google (Alphabet) classe A e C.
In buona sostanza, l’1,4% di titoli del listino rappresenta il 25% dello stesso.
Una simile concentrazione, da una parte consente di spingere al rialzo la borsa americana e mascherare gravi problemi (in primis il settore bancario regionale), dall’altro rappresenta elemento di pericolo.
Analizziamo, allora, le valutazioni di questi titoli:
Considerando che il P/E medio dello S&P 500 è pari al 16%, le quotazioni in borsa dei colossi americani non sono certo a prezzo di favore.
Ad ogni modo, al momento sono presenti le condizioni per una nuova ondata ribassista ma sono assenti segnali in tal senso, anche per effetto di un sentiment positivo.
Giusto per precisare: quando si parla di una nuova ondata ribassista non si fa riferimento a qualcosa di a sé stante, ma alla ripartenza della discesa avviata nel gennaio del 2022, dopo una prolungata e normale fase di rimbalzo.
Riccardo Fracasso
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