From the daily archives: sabato, Luglio 12, 2025

A marzo, analizzando il grafico del cambio euro/dollaro, si concludeva così:

“Fino a che il cambio non romperà in modo convinto la trendline ribassista di massimi decrescenti, si dovrà parlare di semplice rimbalzo dell’euro.

Le intenzioni sembrano esserci, attendiamo il segnale.”.

Circa un mese dopo:

“Esaminando il cambio euro/dollaro si evidenzia la chiara fuoriuscita dal canale ribassista (ribassista per l’euro, rialzista per il dollaro) entro il quale si muoveva dal 2008!.

Fuoriuscite da canali pluriennali rappresentano segnali forti e cambi di scenario importanti che solitamente portano a movimenti significativi.”.

Per poi affermare, sempre nello stesso articolo, quanto segue:

Penso che il cambio euro/dollaro giungerà almeno in area 1,20, ma considerando l’importanza del segnale, non mi stupirei in alcun modo che l’obiettivo finale si rivelasse più alto.“.

A distanza di circa tre mesi, il cambio incrocia a circa 1,17 dopo aver toccato un massimo a 1,18:

Ora allarghiamo ulteriormente lo sguardo passando dal grafico su base trimestrale a quello su base annuale (quindi ogni candela rappresenta un anno di contrattazioni):

Appare evidente, anche agli occhi meno esperti, un range laterale iniziato nel 2014 e tuttora in corso.

La base, molto chiara, è in area 1,03, mentre la parte superiore transita intorno alla soglia 1,24-1,25.

L’eventuale rottura della resistenza rappresenterebbe un ulteriore elemento di forza che andrebbe ad aggiungersi alla fuoriuscita dal canale ribassista evidenziato nel primo grafico.

Tale rottura, inoltre, classificherebbe il range laterale come una fase pluriennale di accumulazione dell’euro o, guardando da un’altra prospettiva, di distribuzione del dollaro.

Si ricorda, infine, un passaggio scritto nell’ultimo check up:

“Passando al fronte valutario, la svalutazione del dollaro è uno dei cinque obiettivi del programma spiegato in un documento pubblicato a novembre dello scorso anno Stephen Miran, uno dei consiglieri economici più influenti di Trump.”.

Ovviamente non si da nulla per certo, tanto meno prima di ulteriori segnali, ma tutti gli elementi al momento a nostra disposizione ci suggeriscono, come scritto in tempi non sospetti, di rimanere coperti sul dollaro.

Riccardo Fracasso

 
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