Ftse Mib: riepilogo
Apriamo questo post riepilogando quel che sono stati i punti salienti delle analisi del Ftse Mib pubblicate nell’ultimo anno (riscontrabili nell’archivio del blog):
- circa un anno fa, in una situazione di deciso panic selling (intensificato dalla crisi greca), mentre era in atto una gara a chi sparava il target più basso, andai decisamente controcorrente indicando come opportunità il violento calo che colpì i mercati europei, indicando una preferenza per la nostra borsa;
- ad inizio Agosto di quest’anno, si iniziò a lanciare una serie di inviti alla prudenza sottolineando il rischio di una correzione di medio periodo (quindi consistente e prolungata) che poteva essere dietro l’angolo;
- da oltre un mese s’è indicato il periodo ‘fine Novembre – prima metà di Dicembre’ come finestra temporale all’interno della quale probabilmente si sarebbe consumata una correzione in grado di segnare un minimo crescente da considerare come opportunità di ingresso.
Grafico:
A questo punto, un sassolino dalla scarpa me lo tolgo: non s’ha mai avuto (e mai s’avrà) la presunzione e l’illusione d’essere in grado di conoscere il futuro, nè tanto meno di scrivere analisi del livello di quelle pubblicate su ‘Topolino’ (chi ha orecchie per intendere, intenda), ma dal grafico parrebbe che giusto ‘qualcosina’ dei punti principali delle analisi finora si sia proprio avverato.
Passiamo oltre.
Ora siamo entrati in quella fase in cui bisognerà pazientemente:
- attendere l’esaurimento della correzione e valutare eventuali successive conferme (in primis minimi crescenti);
- tracciare, quando e se necessario, nuove trendline che governeranno l’eventuale rialzo (per il momento usiamo quelle presenti sul grafico);
- infine, stabilire eventuali target.
E’ assolutamente comprensibile che qualsiasi rialzista vorrebbe bruciare le tappe, ma purtroppo è indispensabile essere pazienti.
Stabilire sin d’ora target (che potrebbero anche essere ambiziosi), peraltro in piena fase di panic selling, è assolutamente prematuro e si rischierebbe un approccio ai mercati, sia in questa fase che nei prossimi mesi, privo della necessaria elasticità che consente di modificare opinione nel caso in cui il mercato dovesse suggerircelo/imporcelo.
Riccardo Fracasso
25 Responses to Ftse Mib: riepilogo
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Ciao Riccardo, ciao a tutti.
Complimenti per le previsioni azzeccate, anche se a dire il vero non starei qui a esultare per l’ennesimo crollo dei mercati, tra l’altro secondo me immotivato e irrazionale..
Me la spieghi però una cosa: perchè o tu o qualche utente menzionate sempre sto Topolino? Mi sono perso qualcosa??
Grazie mille, buona serata
Ciao Sandro,
se si è indicato come scenario probabile il calo in corso vuol dire che s’erano visti presupposti tali da portarlo a fare.
Condivido che ora siamo una fase di eccesso irrazionale, ma questo fa parte del mercato.
Di certo non si esulta, tant’è che s’è suggerito di mantenere l’elasticità necessaria per modificare, all’occorrenza, opinione.
In merito alla seconda parte del tuo commento, ora della fine posso risponderti che non ti sei perso proprio nulla di importante a livello finanziario, per cui possiamo andare oltre.
Buona serata.
Buonasera Riccardo
Grazie per questo impeccabile articolo.
Graziano
Ciao Riccardo
mi sembra inutile aggiungere altro anche per il fatto che non ne sarei all’altezza.
Volevo porti una domanda se puoi rispondermi,ad un utente parlando di etf ai detto di usare quelli a leva solo nell’intreday se mi puoi chiarire meglio il concetto.
Grazie per la risposta e complimenti per i tuoi articoli.
Ciao Pierluigi,
per capire ti invito a scriverti una tabellina e a compilarla ipotizzando, per esempio, di detenere un etf a leva 3 per dieci giorni (prezzo di acquisto 100).
Simula delle variazioni del sottostante e riporta nella tabellina il valore dell’ETF.
Noterai che il risultato finale non sarà proporzionale (3 a 1) rispetto a quello del sottostante.
Riccardo
scusa riccardo la mia ignoranza
Ho provato a fare come ai detto (io uso etf lixor lev2 a volte).
etf valore 100 mib 21000
dopo 10 giorni di alti e bassi sono arrivato a mib 22229 con un incremento del +5,85% etf lev2 111,85 con un incremento del 11,7 circa.5,85*2=11,7
dovè che non ho capito?
grazie per la tua pazienza
buona serata
Prova anche semplicemente a simulare una seduta +2 ed una -2 col sottostante che rimane invariato al termine dei dieci giorni.
Riccardo
Ciao Riccardo,
sulla scia del tuo ultimo post che ha allargato il focus all’intero anno vorrei anch’io cercare di esprimere la mia opinione un po’ a tutto campo, intendendo con questa espressione non solo aspetti tecnici e statistici – i quali tutt’al più possono o “debbono” interessarmi mio malgrado – ma anche aspetti molto più generali che invece mi appassionano (e la passione è in fondo ben più di un semplice interesse).
Gli aspetti tecnici su cui vorrei soffermarmi riguardano gli indici americani, non fosse altro perché rappresentano i driver per tutti gli altri mercati i quali possono tutt’al più esprimere in certe fasi una maggior forza relativa, ma non certo andare in direzione opposta, come del resto abbiamo appena visto ad agosto. Ebbene, mi ha piuttosto sorpreso, la scorsa settimana, leggere di una tua aspettativa rialzista sui mercati americani, sia pure motivata da una ragione tecnica/grafica (il triangolo).
La prima ragione di questa sorpresa è insita proprio in una serie di tue precedenti opinioni espresse anche a più riprese nei mesi passati, tutte convergenti nell’indicare una scarsa convenienza relativa del mercato americano rispetto agli altri, traducibile in scarsi margini di miglioramento anche nel caso di un trend generale ancora rialzista (figurarsi, quindi, nel caso di correzioni o inversioni). Ho sempre convenuto con questa vision, anzi sono da parecchio tempo dell’avviso che il mercato americano non sia conveniente non solo in termini relativi (ossia rispetto agli altri mercati in questo momento) ma anche e soprattutto in termini assoluti (ossia rispetto a se stesso in altri momenti passati): in altri termini, ero e resto convinto di una sopravvalutazione sulla base di parametri storici. E qui faccio un inciso anticipando un punto fondamentale sul quale ritornerò successivamente : questa differenza tra valutazioni relative e assolute di un mercato è a mio avviso essenziale e dirimente in un approccio di investimento, e rappresenta la ragione per cui non ritengo la famosa “carenza di alternative” da te più volte citata un argomento i per sé in grado di “proteggere” e supportare le valutazioni di un qualsiasi asset, equity compreso (chiudo qui l’inciso).
A quanto sopra esposto si affiancano ragioni di carattere tecnico e statistico (anche se in Borsa il confine tra statistica e cabala è quantomai labile, ma finchè le due cose appaiono sovrapponibili consideriamole pure analoghe).
Ne elenco alcune.
Il terzo anno del ciclo presidenziale in Usa è sempre stato storicamente il migliore dei quattro, mentre questo ha completamente sovvertito tale stagionalità favorevole e, al momento, risulta addirittura negativo;
per quanto appena detto sopra, la candela annuale finora disegnata dagli indici Usa appare identica alla candela del 2000, e questo avviene dopo una candela 2014 che a sua volta era stata simile a quella del 1999 : se l’analogia dovesse continuare, direi che il seguito non sarebbe propriamente benaugurante ;
il trend è ancora indubbiamente rialzista, è vero, ma un trend non è fatto solo di aspetti quantitativi, ma anche qualitativi. Questi ultimi di solito sono i primi a deteriorarsi alla chetichella, sfilacciando e logorando il trend “dall’interno” prima che questo appaia visibile al di fuori. Ebbene: registriamo che nell’ultima seduta positiva americana (il 2% di martedì scorso sul cui abbrivio si sarebbe dovuto in teoria realizzare proprio la rottura al rialzo del triangolo che avevi pronosticato) si è registrata un’ampiezza di mercato – ossia un grado di coralità del rialzo da parte dei singoli titoli – i cui ultimi due precedenti a analoghi livelli risalgono addirittura al 2007 ed al 2000 ossia proprio in corrispondenza degli ultimi due massimi pluriennali;
ancora: il livello di volatilità implicita si è portato ai livelli massimi da 5 anni a questa parte, toccati solo nel 2008, 2009 e inizio 2011, anche in questo caso proprio prima di profonde correzioni o vere e proprie inversioni;
il sottoindice DJTransportation NON conferma l’andamento dell’Industrial (questo comunque già di per sé traballante), il che secondo i dettami della teoria di Dow è un campanello d’allarme: e lo è ancora di più, a mio avviso, in presenza di un prezzo del petrolio in caduta libera, che in teoria lo dovrebbe sostenere.
In altri termini, a mio avviso sul mercato americano sono già accese diverse spie, rispetto alle quali l’avvio di una eventuale stagione di rialzo dei tassi (sottolineo: una stagione, non un rialzo isolato e sporadico), potrebbe a mio avviso fare da detonatore negativo. Con ovvie conseguenze a cascata per tutti gli altri mercati, per i quali peraltro la maggiore forza relativa è stata, è e potrebbe continuare a essere riconducibile più che altro all’effetto cambio, cioè alla discesa dell’euro: che però a sua volta è un cuscinetto i cui margini si stanno assottigliando sempre più perché non ritengo plausibile che gli Stati Uniti immolino la propria economia a favore dell’Europa sull’altare di un dollaro alle stelle.
Se quindi abbiamo aspetti che anche solo dal punto di vista tecnico non mi sembrano tranquillizzanti, ancor meno lo sono a mio avviso altri di carattere macroeconomico e fondamentale (quelli che più mi interessano).
L’asset che fa notizia in questo momento è il petrolio con la sua caduta libera. Per quanto mi riguarda, non mi sorprende. Innanzitutto perché rappresenta – dopo l’immobiliare – la dimostrazione plastica di come la valutazione di un asset può crollare (o più semplicemente ritornare verso quelle valutazioni “storiche” di cui tutti si erano dimenticati) a causa della legge economica più semplice : carenza di domanda associata ad eccesso di offerta. Valutazioni storiche (ossia assolute) rispetto alle quali neppure la famosa “carenza di alternative” riesce a fare da presunto scudo : infatti sia l’immobiliare che il petrolio (e altre commodities compreso perfino l’oro) si sono molto deprezzate rispetto ad altri asset come bond ed azioni, quindi dovrebbero appunto rappresentare un’alternativa e provocare un travaso di capitali. Eppure questo non avviene. Perché ?
Il motivo di fondo a mio avviso è un processo deflazionistico strutturale e mondiale, che riguarda tutti gli asset, dal lavoro, all’immobiliare, fino appunto alle commodities, e nel quale è stato risucchiato persino l’oro trattato alla stregua di una qualsiasi materia prima.
Processo deflazionistico provocato dall’effetto concomitante e cumulativo di almeno tre elementi che provo a sintetizzare : 1) un progresso tecnologico arrivato ad un punto tale da distruggere nel medio e lungo termine più lavoro di quello che nell’immediato riesce a creare. Per fare esempi banali : impiantare i telepass e le piattaforme di home banking hanno dato per un po’ di tempo lavoro a ingegneri, tecnici, società informatiche ed operai specializzati, ma nel frattempo dove sono stati riciclati tutte le migliaia di casellanti e di bancari eliminati in questo modo ? Inoltre, anche il lavoro via via “superstite” subisce la concorrenza al ribasso per effetto di globalizzazione e delocalizzazioni. Tutto questo si traduce in un reddito disponibile e quindi in potenziali spese e consumi sempre minori ; 2) un trend demografico dove l’invecchiamento della popolazione sta gradualmente mettendo in crisi il welfare: pensioni ed assistenza sanitaria. Si deve lavorare sempre di più per ricevere sempre di meno. E questo togliendo sempre più spazio alle nuove generazioni che invecchiano lavorando sempre meno e quindi sempre meno in grado di sostenere le attuali pensioni altrui e men che meno le future proprie : in un circolo vizioso che si aggrava sempre più e che, anch’esso, determina una erosione dei redditi disponibili, quindi di spese e consumi; 3) infine, come se non bastasse, una distribuzione del reddito che si fa sempre più sperequata, ossia pochi ricchi o benestanti diventano sempre più ricchi e benestanti mentre la fascia media viene sempre risucchiata verso la soglia della povertà (e per inciso, i vari QE non fanno altro che aggravare il problema proprio perché tendono a far lievitare solo gli asset finanziari che sono quelli in mano ai più ricchi). Poiché la propensione al consumo diminuisce all’aumentare del reddito, ciò significa che i maggior consumi dei pochi ricchi compensano sempre meno i minori consumi dei nuovi poveri.
Questi sono dunque i fattori che a mio avviso supportano un trend deflazionistico globale di cui il prezzo del petrolio è solo la spia più eclatante e anche acutizzata, nel suo caso, da altri elementi specifici, in particolare il processo di transizione energetica che proprio ieri alla Conferenza del Clima di Parigi ha ricevuto il suggello definitivo con l’obiettivo di azzerare il ricorso alle fonti fossili entro il 2050: un orizzonte di 35 anni che sono un soffio per come si riverberano a ritroso sugli investimenti a partire già da adesso, rendendo così il settore delle fonti fossili – come del resto è stato dichiarato a chiare lettere – molto pericoloso dal punto di vista finanziario; con possibili effetti collaterali anche su quello bancario nella misura in cui vi è esposto senza garanzie. E il mercato, che tutto anticipa, lo ha già cominciato a prezzare da tempo.
La transizione energetica la potremmo definire, per usare un’espressione di Schumpeter, uno dei più classici processi economici di “distruzione creatrice”. Che poi è l’essenza stessa – almeno in teoria – del mercato.
Ora, in questo quadro generale, francamente sono abbastanza scettico sui motivi per i quali gli unici asset “ancora” non in deflazione (bensì all’opposto inflazionati per effetto essenzialmente dei QE) non debbano prima o poi subire la stessa sorte, bensì addirittura inflazionarsi ancora di più. E questo non soltanto perché è chiaro che una salita non giustificata da motivazioni fondamentali (anzi !) configurerebbe solo la più classica delle bolle, concetto perlomeno in antitesi con chi vorrebbe “investire” e non già “speculare”, ma soprattutto perché in un contesto di deflazione strutturale a mio avviso diventa risibile proprio l’argomento delle carenza di alternative : l’alternativa c’è, ed è la moneta stessa, cash is king. Se un qualsiasi asset dopo un certo tempo vale un certo % in meno, ebbene è esattamente come se la moneta avesse guadagnato quella percentuale. Per quale motivo dovrebbe allora essere usata per investire su quell’asset, se basta tenerla tale e quale, allo stato liquido, per ottenere di più ? Non vedo quindi per quale motivo l’equity dovrebbe sottrarsi a questo meccanismo che ha già coinvolto altre categorie di asset.
Questo è dunque il quadro generale rispetto al quale mi viene infine spontaneo aggiungere alcune specificità inerenti al nostro mercato . Innanzitutto la forte incidenza di titoli energetici (Eni in testa), che per i motivi appena descritti non dovrebbero riuscire a far faville. Poi la forte incidenza anche dei bancari (Intesa e Unicredito in testa), sulla cui testa è a lor volta finalmente scoppiato il bubbone (era ora) della questione sofferenze, proprio quello su cui mi ero soffermato in un precedente commento chiedendomi fino a che punto il mercato lo stesse già prezzando .
Qui occorre aprire un’ulteriore parentesi sulla situazione specificamente italiana: abbiamo pensato bene di evirarci contribuendo negli scorsi anni con i nostri soldi ai salvataggi altrui, proprio mentre l’UE ancora consentiva ricapitalizzazioni pubbliche delle banche; ed ora, dopo il danno, arriva la beffa: ci troviamo nella diabolica situazione opposta nella quale è scoppiato il bubbone delle sofferenze bancarie mentre nel frattempo la nuova regola europea è diventata quella del bail in…l’assaggio dei cui effetti li stiamo vedendo col decreto salvabanche di questi giorni e con la difficoltà di creare una bad bank. Non solo, ma pure la bad bank comporta un risvolto paradossale : la necessità – anche qui direi finalmente – di operare una valutazione realistica delle sofferenze bancarie. E così abbiamo scoperto che per le 4 banche coinvolte la percentuale di svalutazione è stata doppia rispetto a quella media con la quale le banche italiane le tengono iscritte nei rispettivi bilanci. Il che porta a domandarsi quale catastrofica svalutazione dovrebbero allora dette banche effettuare per semplice e logica coerenza col criterio adottato per le banche fallite. Insomma : è stata scoperta quanta polvere ci sia sotto il tappeto…possiamo ancora affermare – come ne eri convinto tu – che il mercato stesse già scontando questa quantità di spazzatura ? Io credo di no, e peraltro l’andamento dei titoli bancari sembra confermarlo.
La morale finale credo si sia già capita. Al di là di qualche fisiologico rimbalzo o anche di una sostanziale tenuta anche per alcuni altri mesi, su orizzonti appena più lontani vedo nel complesso una situazione tutt’altro che rosea. Ben felice di essere smentito, a patto però che avvenga in modo argomentato come ho cercato, nel mio piccolo, di fare io.
P.S. : naturalmente diamoci pure del tu, ci mancherebbe, anzi di solito sono io il primo a chiederlo. Le prime depressioni cominciarono quando a un certo punto per strada cominciò a capitare che qualche ragazzino o ragazzina mi interpellasse con “Scusi…” 🙂 Almeno tra coetanei cerchiamo allora di illuderci a vicenda
Ciao Andrea,
probabilmente qualcosa tralascerò di quanto hai scritto, ma è normale visto la lunghezza del commento.
In merito al triangolo, io sono solito a legger ciò che dice il grafico ed a valutarne le indicazioni.
Fino a che l’ipotesi ‘triangolo’ era valido a mio avviso andava perlomeno tenuta sul tavolo.
Continuo a ritenere meno conveniente il mercato americano ma ciò non significa che sono negativo sullo stesso in un’ottica di medio periodo.
Semplicemente, in un contesto sereno, preferisco l’Europa ed in particolar modo l’Italia.
Consentimi un appunto: a mio avviso nelle tue disanime continui a non attribuire la giusta considerazione ad un fattore importantissimo indispensabile nelle analisi di medio termine … l’analisi logica.
Ti ripeto una spiegazione che penso di averti già fatto: considera il sistema finanziario come un sistema di vasi comunicanti.
A meno che non fuoriescano i soldi dal sistema stesso per via del deleveraged, si spostano in funzione della convenienza tra i vari asset finanziari (monetario, obbligazionario, azionario ed oro).
Monetario ed obbligazionario non rendono nulla: in una situazione simile, ed in presenza di una politica espansiva, i flussi dove possono andare?
Poi si può parlare, ed anche giustamente, degli eccessi della borsa americana, ma in assenza di imprevisti particolarmente negativi in un contesto simile chi fa il mercato (fondi, banche, ecc.) e cerca rendimento, si dirige sul mercato azionario.
La vera bolla è nei bond.
Riccardo
Secondo me bisognerebbe chiarire alcuni punti che sono proprio “di base”.
Innanzitutto uno sguardo in retrospettiva: sia ad agosto sia in queste ultime settimane la politica monetaria espansiva e la mancanza di rendimento delle alternative sono due elementi mantenutisi immutati, eppure ciò non ha impedito – per due volte – che i soli uscissero all’equity. Allora verrebbe da domandarsi : perché ? e per andare dove ? Evidentemente questo dimostra che la teoria dei vasi comunicanti vale solo fino a un certo punto.
E allora veniamo all’altra questione : da dove dovrebbe derivare e soprattutto essere garantito il “maggior rendimento” dell’azionario ? La politica monetaria espansiva è in atto da inizio anno, ma pare che i suoi effetti si siano arenati ed esauriti già ad aprile. La stessa salita di ottobre è stata motivata e trainata da aspettative esagerate di ulteriore espansività della politica monetaria poi evidentemente deluse da Draghi, ma questo conferma solo che allora il presunto maggior rendimento dell’equity non abbia alcuna radice “fondamentale” (cioè la convinzione di una solida e crescente redditività delle aziende) bensì confidi solo in fattori di tutt’altra natura puramente speculativi e finanziari che però, come abbiamo visto, possono venire meno in qualsiasi momento o addirittura neppure innescarsi. Pare di aver capito che qui non serva una politica monetaria espansiva, bensì sempre più aggressiva nella sua espansività, altrimenti non si spiegherebbe la recente delusione. Inutile dire però che, quand’anche diventasse tale, aumenterebbe di pari passo anche la pericolosità dei suoi effetti collaterali.
Un saluto e buon…riposo per i prossimi giorni!.
Ti rispondo rapidamente perché sono di fretta.
Però cerca di approcciarti a quel che ti scrivo non forzatamente in senso critico, ma di tanto in tanto metti in dubbio le tue convinzioni e cerca di ipotizzare sia giusto quel che ti scrivo.
Anche se è apprezzabile e doveroso ragionare sulle cose.
Quest’estate è scesa (come peraltro era stato anticipato dalle analisi) perché c’era bisogno di una correzione di medio periodo.
Una correzione pulisce dagli eccessi (al tempo ce n’erano) e crea incertezza.
E’ presumibile che all’inizio abbiano venduto le mani forti e solo dopo, col crescere dell’incertezza, gli altri investitori.
In buona sostanza il sentiment negativo ha portato a scelte iperdifensive e i vasi comunicanti non hanno più ragionato in termini di convenienza.
Per andare dove? I flussi (come è norma accadere) si sono diretti negli asset più sicuri (fly to quality) come monetario, bund, tbond, talvolta capita per l’oro, il dollaro, ecc, senza seguire la logica della convenienza ma cercando l’obiettivo della protezione.
Poi non si esclude che una parte di liquidità sia ‘evaporata’ anche per la chiusura di posizioni a leva.
Io ho sempre detto, e questo è bene segnarselo, quanto segue: in linea di massima, in un contesto in cui bond e monetario sono poco appetibili, in una situazione di politica monetaria espansiva (o addirittura se la politica è da poco diventata restrittiva), in assenza di eventi molto negativi, ogni correzione rappresenta un’opportunità per l’azionario.
Ripeto, correzione.
Sul fatto che il peso delle Banche Centrali incida notevolmente sui mercati, è sempre più vero col passare degli anni, ma non è irrilevante l’economia.
Riccardo
Grazie Riccardo.
Grazie veramente di cuore.
Attendo sempre le tue analisi, una bussola per me importante.
Grazie ancora.
Lucia
Prego Lucia.
Buona serata.
Riccardo
Forze ho capito
21000 + 2%-2%=20991 con un -0,04
100 + 4%-4% =99,84 con un -0,16
è questo che mi volevi far notare?
Andando pui a vedere il valore del lyxor lev2 ai primi di gennaio 2015 quotava 6,78 circa il mib come si vede anche dal tuo grafico 18500 circa.
Il mib è arrivato a 24000 con un + 30% circa
il lyxor nello stesso periodo è arrivato a 11,72 con un +72% nell’arco di 4 5 mesi.
Se poi guardiamo il mib oggi 21015 da gennaio +13,59 circa
lyxor oggi 8,84 da gennaio + 30% circa.
Ti prego è l’ultima volta che ti disturbo su questo argomento io da profano vedo che non si è comportato male anche nel medio periodo ma perche da un punto di vista operativo non sarebbe conveniente?
Purtroppo mi devi prendere per mano e per questo ti ringrazio molto.
un saluto
Esatto, è quello il punto.
E’ conveniente la leva nel caso di una tendenza netta, in caso di un andamento incerto (come quello che ti ho fatto notare), è sconveniente.
Saluti.
Riccardo
Buonasera Riccardo.Grazie per l’ennesimo aggiornamento.Io credo che oltre ad essere un Ottimo analista,sei una persona speciale.La tua dedizione verso l’analisi tecnica è ammirevole.Si io credo che questa sia una grande opportunità.Se non ho visto male tra le altre cose,i dati sulla produttività cinese,sono buoni.Oltre a quelli di questa settimana sull’Italia che non sono stati affatto male.Finalmente.Buona serata.
Grazie mille,
ad ogni modo manteniamoci preparati sia all’eventualità di una prosecuzione di questa fastidiosa coda velenosa sia che la mia visione sia sbagliata.
Buona serata.
Mi unisco ai complimenti e confermo il “bilancio” estremamente positivo. È circa un anno che ti leggo ma posso dire che ti seguo articolo per articolo quasi giornalmente da circa 7 mesi e questo influisce assai positivamente anche sulla qualità di servizio che offro ai miei clienti. Ti devo anche confessare che di Topolini ce ne sono tanti se non troppi anche ad alti livelli (se non soprattutto) ma lasciamo stare l’argomento. L’unica cosa che mi dispiace è il non aver scoperto questo meraviglioso blog molto prima. Grazie del tempo e della passione (tra l’altro oggi è domenica e tu stai lavorando). Ti auguro di continuare il trend pluriennale rialzista della tua bravura e che gli indicatori tecnici ti sostengano sempre :)!
Ti ringrazio Oleh.
Ho intensificato la presenza odierna perché probabilmente fino a venerdì prossimo non mi sentirete sia per impegni di lavoro che per staccare la spina, altrimenti non arrivo intero al 2016.
Buona serata a tutti.
Riccardo
Ottimo ‘post’
Molte grazie
Rosario
Ciao Riccardo, vorrei chiederti se l’eventuale rottura al ribasso del minimo a 20158 punti del 24 agosto (non credo comunque a dicembre ma verosimilmente tra gennaio-febbraio)possa negare definitivamente l’ipotesi rialzista da tè considerata.
Grazie e buona serata.
Salve Ursulina, inutile pensarci con così tanto preavviso.
Quando e se si concretizzerà valuteremo il quadro grafico aggiornato.
Buona serata.
Riccardo
Errata corrige del mio ultimo post : mi sono mangiato due “d” nella frase “(…) non ha impedito che i solDi uscissero Dall’equity”.
Approfitto per aggiungere due altre osservazioni.
1) Non è solo questione di rendimento, ma anche di rischio. Cioè la concorrenza tra asset nel processo dei vasi comunicanti avviene sulla base dei rispettivi profili rendimento/rischio, e allora per l’equity se la politica monetaria espansiva può favorirne il rendimento, dall’altro lato c’è l’andamento del’economia reale (dove bene o male operano le aziende) che ne aumenta il rischio. Insomma, non è tutt’oro quel che luccica ;
2) continuo sinceramente a non capire perché in un contesto deflazionistico si ignori che anche e soprattutto la moneta “rende”. Il monetario potrà non rendere nulla in termini nominali, ma in termini reali rende eccome se nel frattempo tutto intorno scende di prezzo. Esattamente come rende tenersi liquidi nell’attesa di uno storno dell’equity o del prezzo di una casa.
Cioè la concorrenza tra
Certo, infatti torna interesse sul monetario ogni qualvolta c’è necessità di protezione da parte del mercato.
Indubbio.
Ma distingui le categorie di investitori: la mano primaria e quella che potremo chiamare ‘secondaria’ o ‘parco buoi’ o ‘investitori privati’, vedi tu.
I secondi operano seguendo il sentiment ed ora, in uno stato di panico, non acquistano, anzi (s)vendono.
La mano primaria invece non agisce in funzione del sentiment, è razionale, anche se ovviamente non è esente da errori.
Questa, semmai si dirige sul monetario (o su altri asset) per difendersi, non per uno stato emotivo.
Si muove in anticipo, e quando gli investitori privati sono euforici (Agosto) spesso distribuisce, mentre quando sono in panico (un anno fa, ora?) accumula/acquista.
Se guardi il grafico, quest’anno s’è ragionato come ragiona la mano primaria … ed era quello il mio intento.
Riccardo
Buonasera Riccardo,volevo sapere se il ribasso odierno cambia la situazione sul nostro ftse mib e se dobbiamo attendere eventuali nuove discese.Grazie anticipatamente per la Sua risposta e come sempre complimenti.
Pietro