Come ogni anno, a inizio 2022 pubblicai i temi che a mio avviso avrebbero caratterizzato l’anno appena iniziato.

L’inflazione e il deciso aumento dei tassi della Federal Reserve, parzialmente alimentati da una guerra al tempo non preventivabile, hanno smentito le personali aspettative positive sul dollaro e, soprattutto, sul mercato obbligazionario.

Confermate, invece, le attese negative sul mercato azionario e concretizzati gli “ulteriori margini di incremento da esprimere per la parte iniziale dell’anno” per il grano.

A fine febbraio, col grano a 940 dollari, la chiusura di una profittevole parentesi aperta con l’analisi del 3 ottobre 2020, quando le quotazioni erano a 573 dollari.

Ritengo che l’attenzione finora rivolta quasi esclusivamente all’inflazione, nel corso del nuovo anno si estenderà anche ai fondamentali di crescita (PIL e disoccupazione in primis).

A tal proposito, da considerare l’ipotesi secondo cui le Banche Centrali, di fronte a un deciso peggioramento del quadro economico, si troveranno costrette a adottare interventi espansivi (in primis taglio dei tassi di interessi) pur con l’inflazione al di sopra del target del 2%.

Si inizia l’anno al 5° stadio del ciclo economico e, a mio avviso, strada facendo assisteremo al passaggio al 6° (fase in cui ha luogo l’inversione rialzista del mercato azionario).

Di seguito, elenco alcuni temi che a mio avviso caratterizzeranno il 2023:

  • il dollaro probabilmente sarà sfavorito da politiche monetarie meno restrittive di quanto atteso, dal punto di vista grafico importanti le conferme di rottura convinta dell’area di resistenza 1,03-1,06, già da fine 2022 sotto forte pressione.
  • il mercato azionario: nei primi mesi impennata della volatilità e nuova violenta ondata di vendite con un minimo profondo che andrà valutato come opportunità d’ingresso; valore inespresso offerto dall’Asia e, in particolare, dalla Cina.
  • il mercato obbligazionario: le emissioni governative di qualità (rating alto) probabilmente hanno toccato il minimo, mentre le altre emissioni (almeno una parte) corrono il rischio di essere penalizzate, almeno nei primi mesi dell’anno, dal cosiddetto ‘fly to quality’ (‘volo verso la qualità’), caratteristico delle fasi di forte tensione dei mercati;
  • materie prime: al di là di fisiologici rimbalzi, si ritiene che nel complesso tale settore abbia registrato i propri top lo scorso anno e dovrebbe essere sfavorito quanto meno dal punto di vista della domanda;
  • il comparto aurifero: da una parte dovrebbe essere favorito dal calo del rendimento del treasury, dall’altro potrebbe essere svantaggiato dall’eventuale ridimensionamento dell’inflazione attesa.

Ovviamente tutto ciò andrà monitorato e, se necessario, aggiustato nel corso dell’anno appena iniziato.

Nel 2023 potremmo assistere alla più importante giuntura d’acquisto di questa decade dell’azionario, per cui le scelte operative di quest’anno probabilmente risulteranno determinanti, in un senso o nell’altro, per il futuro.

Operare correttamente non significa ingressi sui minimi (quelli li lasciamo a quelli bravi o ai maghi), ma:

  • la ricerca del valore e l’entrata ai giusti prezzi;
  • il rispetto del principio di diversificazione;
  • calibrare correttamente le percentuali di esposizione (per esempio, giusto sovraesporsi su un asset interessante, errato esagerare);
  • costruire un portafoglio in grado di contenere le possibilità di perdita di controllo del rischio nel caso di difficoltà.

Riccardo Fracasso

 

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