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Lo S&P 500  ha chiuso la seduta a 4.057 punti, registrando un -3,37%.

Il bilancio settimanale è pari a un -4,04%.

Le borse europee e quella americana si muovono in modo piuttosto allineato.

Infatti, anche per l’indice americano, dopo la comparsa di una figura ribassista settimanale (in tal caso una Harami Bearish), è giunta la conferma ribassista:

E anche per lo S&P 500 la chiusura settimanale sui minimi e le vendite concentrate nell’ultima seduta suggeriscono nuovi cali.

La differenza principale, invece, è la sequenza di minimi decrescenti già delineata per il listino americano, mentre per quelli europei il minimo di marzo è stato raggiunto a luglio senza essere rotto.

Per lo S&P 500 il prossimo riferimento è rappresentato dai minimi di giugno (3.636,87) che distano a circa 10 punti percentuali dai valori attuali.

Poche settimane fa, il recupero di oltre il 50% del calo della prima parte dell’anno aveva animato la convinzione che col minimo di giugno si fosse esaurita la discesa.

Osservando il grafico, invece, il rialzo appare semplicemente come un rimbalzo corposo ma che ha disegnato un nuovo massimo decrescente.

Venerdì le dichiarazioni a Jackson Hole di Powell: “Manterremo una politica restrittiva per un periodo prolungato, serve cautela contro un allentamento prematuro. Dobbiamo riportare l’inflazione ai livelli della scorsa primavera”.

Inoltre, ha ammesso che “Ridurre l’inflazione richiederà un periodo prolungato di crescita al di sotto del trend. Tassi più alti innescheranno difficoltà per famiglie e imprese, ma non agire comporterebbe conseguenze ancora più sgradevoli”.

In buona sostanza, la conferma che al momento la Federal Reserve in questo periodo preferisce cercare di contenere l’inflazione pur consapevole delle ripercussioni sulla crescita economica.

Quando cambierà l’approccio della Banca Centrale Americana?

Probabilmente quando e se la recessione sarà tale da essere ritenuta più pericolosa dell’inflazione, che nel frattempo potrebbe ridursi.

Il contesto resta negativo per le borse e complicato per il mercato obbligazionario che, però, dovrebbe aver già scontato gli scenari peggiori in termine di rischio tassi.

Riccardo Fracasso

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