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Il prezzo di qualsiasi asset può vivere fasi in cui non rispecchia fedelmente i fondamentali a causa di alterazioni dovute a interventi esterni o da sentiment particolari (euforia o panico).

Tuttavia, esistono asset più o meno aderenti alla realtà.

In un ordine decrescente di ‘sincerità’ va posto il mercato valutario, poi quello obbligazionario e infine quello azionario.

In buona sostanza, quanto più un asset è meno capitalizzato, tanto più può ‘mentire’, scostarsi dalla realtà, dai fondamentali.

Da circa 16 anni il cambio euro/dollaro si muove all’interno di un chiaro trend ribassista che descrive un apprezzamento di fondo della valuta americana:

Nell’ultimo anno il rimbalzo dell’euro si è interrotto, alla luce della variazione delle aspettative.

Infatti, le attese di taglio dei tassi americani si sono via via ridimensionate, elemento che sappiamo favorire il dollaro.

Ciò dimostra come il mercato dei cambi si stia muovendo nel rispetto dei fondamentali.

Va detto che nel caso in cui dovesse emergere un deciso rallentamento economico/recessione (al momento non scontato dagli asset), il dollaro probabilmente si deprezzerebbe; l’eventuale uscita convinta verso l’alto dal canale ribassista rappresenterebbe un deciso cambio di scenario.

Il ridimensionamento delle aspettative dei tagli degli ultimi mesi ha condizionato anche l’andamento del treasury a 10 anni che, dopo essersi stabilizzato (come da manuale, in corrispondenza del pivot), non è ripartito al rialzo:

Sul fronte europeo, laddove la crescita economica è più debole (anche perché i dati sono meno manipolati!) e conseguentemente sono più convinte le aspettative di interventi espansivi, i titoli di stato esibiscono una maggior forza relativa rispetto a quelli americani.

Prendiamo a esempio il nostro BTP decennale:

In buona sostanza, anche il mercato obbligazionario si sta muovendo seguendo le regole.

L’unico asset decisamente scollato dai fondamentali è il mercato azionario:

In una fase in cui la curva dei rendimenti è invertita da quasi due anni, le alternative conservative offrono premi al rischio molto appetibili e le quotazioni sono estremamente sopravvalutate, la borsa americana continua a segnare nuovi massimi (anomalia nel quinto stadio del ciclo economico) scontando utili futuri che con ogni probabilità non saranno rispettati.

Tutto ciò è possibile grazie a un sistema in cui:

  • si manipolano i dati economici;
  • si contiene il rialzo delle insolvenze allungando le scadenze dei crediti;
  • si contabilizzano molte voci in perdita al prezzo di carico;
  • si sostengono i prezzi attraverso buy back togliendo risorse utili per gli investimenti o per accantonamenti finalizzati a a fronteggiare le emergenze;
  • si compensa l’assenza del risparmio (gli eccessi post covid sono esauriti) attraverso la spesa a deficit;
  • gli acquisti automatici degli algoritmi sostengono il trend;
  • si alimenta, con i punti precedenti, un sentiment positivo.

L’analisi tecnica serve per identificare un trend, evidenziare l’eventuale comparsa di segnali d’inversione, spiegare movimenti anche non giustificati dai fondamentali e dettati da sentiment eccessivi (euforia/panico) e/o da interventi esterni.

L’analisi fondamentale è invece utile per ricercare valore.

In fasi come l’attuale, come detto, le quotazioni azionarie americane sono totalmente scollate dai fondamentali.

In passato ogni eccesso è sempre rientrato, spesso portando a eccessi opposti.

L’eccesso può rientrare o con un forte calo dei listini o con una forte crescita economica (utili e PIL in generale), sempre che non si sia fatto l’ingresso in una nuova era in cui la borsa si disinteressa perennemente dell’economia.

Ad ogni modo, ad oggi tecnicamente per gli indici azionari americani si evidenzia un trend rialzista, l’assenza di segnali ribassisti e una volatilità contenuta, tutti elementi positivi.

Riccardo Fracasso

 
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