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Chi segue da tempo Finanza e Dintorni sa bene che un buon criterio di valutazione di una Borsa è quello utilizzato da Warren Buffet: partendo dal presupposto secondo cui la Borsa è rappresentativa dell’economia di un Paese, si calcola il rapporto che intercorre tra la sua capitalizzazione complessiva ed il PIL (in valori assoluti).

Si ottiene quindi una percentuale che deve essere raffrontata alla media storica del rapporto.

La media è nella fascia del 75-90%, livello che può essere assunto come fair value.

Pertanto, quanto più il rapporto è superiore a tale soglia, tanto più la Borsa Americana è sopravvalutata; discorso inverso per valori inferiori alla media.

Attraverso i vari check up abbiamo seguito (e seguiremo) lo sviluppo del grafico per verificare se la borsa americana era sopravvalutata, correttamente valutata o sottovalutata.

Ormai da anni tale rapporto evidenziava una notevole sopravvalutazione che a Febbraio aveva persino registrato i massimi storici (151), superiori persino a quelli del 2000 (139). Ora, andiamo ad osservare se il recente calo è stato sufficiente per riportare valore sulla borsa americana: 

Considerazioni:

  • La borsa americana resta significativamente sopravvalutata (122%) in quanto ben oltre la media storica (75-90%);
  • Il rapporto continua ad essere superiore persino rispetto al picco di sopravvalutazione registrata nel 2007 (107%), dal quale si è avviato il crollo che tutti noi ricordiamo.
  • L’attuale 122% è dato dal rapporto che vede a numeratore il dato aggiornato della capitalizzazione della borsa ma a denominatore il vecchio dato del PIL. Pertanto, è un dato ingannevole che, se tenesse conto della recessione (quindi calo del PIL) sarebbe ben più alto (quindi indicherebbe una sopravvalutazione della borsa ancor più evidente dell’attuale). Ovviamente con l’uscita del nuovo dato il rapporto sarà più aderente alla realtà.
  • Nei precedenti crolli avviatisi nel 2000 e nel 2007, il rapporto è sceso al di sotto della media storica, registrando rispettivamente valori del 70% e del 52%. Tutto ciò è normale perché tra gli obiettivi di discese così importanti vi è proprio quella di ricreare valore (convenienza); SE la storia dovesse ripetersi, i margini di discesa sono ancora estremamente ampi, a meno che non si creda di vedere presto il PIL (considerato in valori assoluti) notevolmente al di sopra dei valori dell’anno scorso.

Riccardo Fracasso

 
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