In settimana abbiamo assistito all’attacco di alcuni importanti pozzi dell’Arabia Saudita, con conseguente calo dell’offerta e balzo del petrolio fino a 63,30 dollari, per poi correggere ed ora valere 58,09 dollari.
Il grafico evidenzia una interessante area di supporto (56,80) in cui convergono la media mobile a 200 giorni ed il ritracciamento del 50% del vettore rialzista A-B.
Come più volte spiegato, le aree di convergenza sono piuttosto rilevanti e solide, e per tal motivo sono da tenere in forte considerazione.
Per ‘area’ si intende il fascio di prezzo intorno ad un livello, che nel caso specifico potrebbe già considerarsi raggiunto, anche se ciò non esclude nuove pressioni ribassiste più profonde.
Area 56,80 rappresenta un’interessante area di prezzo da valutare per un eventuale ingresso.
Ipotesi avvalorata dall’impostazione di fondo rialzista, ben governata dalla forchetta A-B-C:
L’eventuale rottura della parallela inferiore (che attualmente transita poco al di sotto dei 54 dollari) invaliderebbe l’impostazione rialzista.
D’altro canto, l’eventuale semplice raggiungimento della mediana della forchetta (che attualmente transita tra 72 e 73 dollari) rappresenterebbe un gran bel rialzo.
Certo che se il petrolio (buon indicatore inflattivo) dovesse apprezzarsi e l’economia dovesse ristagnare, si delineerebbe un preoccupante scenario di stagflazione, il peggiore da fronteggiare per le banche centrali.
Riccardo Fracasso
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