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Il Ftse Mib  ha chiuso la seduta a 20.711 punti, registrando un -3,72%.

Il bilancio settimanale è pari ad un -3,83%.

Settembre si conclude con un +2,18%.

Il terzo trimestre si chiude con un -4,23%.

Il settore bancario ha fatto il bello ed il cattivo tempo, confermando ancora una volta la propria capacità di determinare la tendenza della nostra borsa.

La scorsa settimana:

“I principali pericoli per la prosecuzione del rialzo sono due:

  • una manovra eccessivamente a deficit;
  • lo scoppio della borsa americana (ma è bene segnalare che mentre scrivo, pur tra mille eccessi, sono assenti segnali di inversione ribassista).”.

Giovedì sera il governo ha annunciato per i prossimi tre anni un deficit del 2,4%, ben superiore all’1,6% precedentemente concordato tra il ministro dell’economia Tria e la Commissione Europea.

Come prevedibile, con l’apertura dei mercati sono scattate le vendite dei titoli di stato e delle azioni dei mercati, in particolar modo del settore bancario (-7,26%).

D’altra parte, se nell’ultimo mese abbiamo assistito ad un forte recupero sulle voci di un deficit contenuto, la smentita di tali voci non poteva che essere accolta con delle vendite.

Fino alla chiusura di mercoledì l’impostazione grafica stava diventando sempre più chiara, ed a favore di un rialzo ed un incremento di forza relativa da parte del Ftse Mib.

Le ultime due sedute, invece, hanno generato incertezza.

Tuttavia, fino a che non assisteremo ad una rottura convinta della parallela inferiore della forchetta A-B-C (che da Ottobre transita in area 19.900 punti), non potrà essere abbandonata l’ipotesi rialzista.

FTSE MIB – Forchetta rialzista

In altre parole, le vendite di venerdì non rappresenterebbero un problema serio, purchè non proseguano oltre determinati livelli.

Lasciamo ancora una volta sia il mercato a darci risposta.

Negli anni abbiamo visto come un importante ‘indicatore’ per il Ftse Mib è rappresentato da Unicredit:

UNICREDIT

Si osservi come i prezzi dal massimo A del 2014 siano crollati al minimo B del 2016, per poi rimbalzare fino all’area di Fibonacci del 38,2%, senza esser in grado di romperla, nonostante i diversi tentativi.

Nel 2018 una forte ondata di vendite che, nelle ultime settimane, ha portato i prezzi a contatto con la trendline di minimi di crescenti (retta verde) che attualmente transita in area 12,78.

L’eventuale rottura convinta di tale soglia potrebbe rappresentare un chiaro segnale di deterioramento grafico per Unicredit, ed un’indicazione negativa anche per il nostro indice.

D’altro canto, la tenuta favorirebbe una partenza al rialzo con ampi margini.

Riccardo Fracasso

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