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Lo S&P 500  ha chiuso la seduta a 3.380 punti, registrando un +0,18%.

Il bilancio settimanale è pari ad un +1,58%.

Ennesimo nuovo massimo storico per l’indice azionario americano.

Ormai da tempo assistiamo ad una fase di mercato in cui non è data alcuna importanza ai fondamentali.

Sono le tipiche fasi in cui si sale nonostante tutto (gli svariati eccessi, il coronavirus, il rallentamento economico, ecc.).

Una fase sostenuta da elementi di supporto come i buy back, gli interventi delle Banche Centrali, il ricorso alla leva, gli algoritmi.

Tutti aspetti che alimentano la propensione al rischio.

Una fase in cui l’analisi del trend stravince contro quella fondamentale.

Magari la prossima settimana le cose saranno cambiate e due più due tornerà a far quattro, ma al momento il trend resta chiaramente rialzista e non sono presenti segnali di inversione.

Un esempio della situazione è rappresentato da Tesla:

Superata la fortissima resistenza in area 387 dollari i prezzi sono schizzati in alto.

Se inizialmente il rialzo era giustificato dalla rottura di una resistenza così importante, successivamente è diventato irragionevole se si pensa che le enormi potenzialità della domanda cinese di auto elettriche hanno subito un duro colpo dal coronavirus, identificato a fine dicembre e noto al mondo poche settimane dopo.

Ciò, in situazioni di normalità, avrebbe innescato una fortissima ondata di vendite.

Tuttavia, da inizio anno (poco più di un mese!) Tesla non solo non si è deprezzata ma è riuscita a toccare una punta di guadagno pari al 131% (attualmente al 91%).

Un rialzo simile, inoltre, si scontra con la necessità da parte dell’azienda di ricorrere al secondo aumento di capitale in nemmeno di un anno (lo scorso a Maggio 2019).

Riccardo Fracasso

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