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Circa una settimana fa, esaminando la situazione grafica del cambio euro/dollaro, si scriveva così:

“In buona sostanza, parrebbe delinearsi una situazione grafica pro-euro, che otterrebbe un’importante conferma con la rottura dei massimi relativi di Marzo (1,1495).”.

Nel frattempo i valori hanno frantumato area 1,1495 fino a toccare un massimo a 1,1909, per poi ritracciare agli attuali 1,1779:

Ora passiamo al time frame mensile (scala semi logaritmica):

Si osservi come il cambio abbia raggiunto la trendline superiore del canale ribassista che governa con grande precisione il calo avviatosi a partire da Luglio 2008.

L’eventuale rottura rappresenterebbe un ulteriore importante segnale di forza.

Nel caso di tenuta, invece, scatterebbe un’ulteriore correzione.

Al di là del fatto che i tempi siano o meno già maturi per una rottura, l’idea personale è che in questi ultimi anni si stia assistendo a una accumulazione finalizzata a un’inversione di lungo termine.

Una situazione simile si può prestare a un’operatività diversa a seconda del fatto che si operi come trader o come investitore.

Un trader, incurante dell’ipotesi di inversione di lungo termine, potrebbe sfruttare la trendline superiore per aprire uno short (quindi acquistare dollari) proteggendosi con uno stop poco al di sopra.

Un trader sfrutta queste aree grafiche per impostare stop vicini, quindi poco onerosi, mettendo in conto la possibilità che scattino.

Un investitore, invece, partendo dalla convinzione che nel medio/lungo periodo la resistenza sia destinata a essere rotta, può decidere o di mantenere un’eventuale posizione in euro o, semplicemente, di evitare l’esposizione in dollari (i soldi non persi hanno lo stesso valore di quelli guadagnati!).

Ne approfitto di questa analisi per ricordare l’importanza del money managment, senza il quale anche il migliore dei sistemi di investimenti al mondo vi porterà al fallimento.

Riccardo Fracasso

 
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