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Lo S&P 500 ha chiuso la seduta a 1.970 punti, registrando un -3,19%.

Il bilancio settimanale è pari ad un -5,77%.

Sono variazioni rare da sentire quando si parla della Borsa Americana, anche se ciò non dovrebbe sorprendere visto i numerosi allarmi lanciati nelle più recenti analisi.

La chiusura settimanale nei pressi dei minimi ne suggerisce ulteriori nel corso della prossima.

La scorsa settimana:

“A due settimane dalla conclusione di Agosto l’indice americano, seppur di poco, transita ancora al di sotto della trendline rialzista di lungo termine.

Continueremo a monitorare.”.

Grafico:

Allegato nr. 1 - S&P 500 - Cedimento trendline di lungo termine

Allegato nr. 1 – S&P 500 – Cedimento trendline di lungo termine

Alla luce del pesante calo settimanale, e ad una sola settimana dalla conclusione di Agosto, si allarga il divario che separa i prezzi dalla trendline rialzista di lungo termine.

Si ricorda come in passato (2000 e 2008) la prima chiusura mensile inferiore alle rispettive trendline di lungo termine abbia scandito l’inizio di autentici crolli.

Il tonfo settimanale, inoltre, ha  generato il cedimento sia della media mobile a 200 giorni che la fuoriuscita ribassista dal range laterale entro il quale l’indice americano si muoveva da circa 6 mesi:

Allegato nr. 2 - S&P 500 - Cedimento media mobile a 200 giorni e fuoriuscita ribassista range laterale.

Allegato nr. 2 – S&P 500 – Cedimento media mobile a 200 giorni e fuoriuscita ribassista range laterale.

Ceduto il supporto, in pochissime sedute i prezzi hanno praticamente raggiunto  il target (1.960 punti) rappresentato dalla proiezione dell’altezza del range laterale dal punto di rottura.

Tuttavia, nonostante l’evidente deterioramento del quadro grafico, il brevissimo termine potrebbe riservare sorprese positive.

Innanzitutto, il target 1.960 converge col pivot centrale annuale:

Allegato nr. 3 - S&P 500 - Punti Pivot annuali

Allegato nr. 3 – S&P 500 – Punti Pivot annuali

E’ bene ricordare che il pivot centrale rappresenta il livello di equilibrio intorno al quale si sono mossi i prezzi in un periodo (nel caso specifico nel 2014) e che costituisce, per quello successivo (2015), un importante riferimento tecnico.

Nel caso specifico, potrebbe agire da supporto.

Proseguiamo:

Allegato nr. 4 - S&P 500 - RSI giornaliero

Allegato nr. 4 – S&P 500 – RSI giornaliero

L’RSI su base giornaliera è in area di ipervenduto; nelle precedenti simili occasioni, come evidenziato nel grafico, abbiamo assistito a rimbalzi più o meno corposi.

Gli elementi favorevoli ad un rimbalzo non sono terminati.

Passiamo al grafico su base settimanale:

Allegato nr. 5 - S&P 500 - Selling Climax

Allegato nr. 5 – S&P 500 – Selling Climax

Il selling climax è una situazione che si manifesta con forti vendite accompagnate da un deciso aumento di volumi.

Tali caratteristiche sono evidentissime nel grafico.

L’aumento di volumi implica la partecipazione al mercato, oltre che dei piccoli investitori, anche della mano primaria.

Sedute come quella descritte solitamente sono classiche della fase di esaurimento di una correzione o perlomeno del primo impulso correttivo.

Difatti, al contrario della credenza comune, in questo caso il volume in aumento rappresenta un aspetto positivo: mentre da una parte i piccoli investitori vendono colti dal panico, la mano primaria dall’altra parte razionalmente acquista.

In altre parole, anche sotto tale aspetto, è lecito attendersi un recupero dei prezzi che, comunque, non dovrebbe trasformarsi in qualcosa di più di un pull back con ritest o della base del range laterale (vedi secondo grafico – 2.040 punti) o della media mobile a 200 giorni (sempre secondo grafico – 2.080 punti).

Ciò escluderebbe un recupero dei prezzi entro la fine mese della trendline di lungo termine, con pesanti implicazioni negative almeno per il medio termine.

Considerato quanto finora esposto, buone possibilità di un rimbalzo di breve periodo, all’interno di un contesto di medio periodo piuttosto negativo.

Riccardo Fracasso

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