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L’analisi fondamentale è l’analisi che mira a stabilire il giusto prezzo di un titolo o di un indice, tramite lo studio dei fondamentali, ossia dei bilanci e delle variabili macroeconomiche.
L’analista fondamentale ritiene dunque che la storia passata sia inutile per prevedere il futuro.
Condivide quindi la teoria Random Walk, la quale ipotizza che il variare dei prezzi sia del tutto indipendente dal passato e che la storia dei prezzi non costituisce un indicatore affidabile per i prezzi futuri nel lungo periodo.
L’analisi tecnica è lo studio del movimento del mercato tramite l’uso di grafici ed oscillatori, col fine di prevedere le tendenze future dei prezzi.
L’analista tecnico, contrariamente a quello fondamentale ed alla teoria del Random Walk, ritiene dunque che poiché il comportamento degli investitori solitamente si ripete nel tempo, studiando il passato è possibile ipotizzare lo scenario futuro più probabile; tale tesi è avvalorata dalla ricorrenza di figure grafiche e dei successivi movimenti.
Originariamente l’analisi tecnica fu applicata soltanto al mercato azionario, ma la sua diffusione si è gradualmente estesa al mercato delle materie prime, a quello obbligazionario, a quello valutario e agli altri mercati internazionali.
Il compito principale dell’analisi tecnica è quello dell’identificare un cambiamento di tendenza rispetto ad uno stadio iniziale, mantenendo una posizione di investimento fino a quando non vi sia prova che la tendenza stessa si sia di nuovo invertita.
L’analisi tecnica normalmente considera la variabile prezzo per identificare la tendenza e la variabile volume che ci permette di capire il grado di partecipazione all’interno del mercato.
L’analisi ciclica, un ramo dell’analisi tecnica, prende in considerazione un terzo fattore: il tempo.
Il presupposto di chi applica questo tipo di studio è che i mercati seguono un andamento appunto ‘ciclico’, ossia le successioni di minimi e massimi sono scandite dal fattore ‘tempo’: il conteggio dei periodi è il fulcro di questa disciplina particolare, ed è proprio su questo elemento che si concentrano gli sforzi degli analisti.
L’analisi quantitativa è una metodologia di analisi basata esclusivamente su criteri matematico-statistici.
Volendo confrontare l’analisi fondamentale con quella tecnica si può dire che, l’analisi fondamentale si basa su una logica indiscutibile: il valore di un titolo dipende dai propri fondamentali.
Occorre però ammettere che l’analisi fondamentale non riesce a dare spiegazioni convincenti del livello di certi prezzi in alcune fasi non prolungate (per es. le quotazioni dei titoli tecnologici nel 2000).
Nel lungo periodo, invece, i prezzi tendono ad allinearsi al loro giusto valore (fair value) ma ciò può avvenire anche dopo diversi mesi.
L’uso dell’analisi fondamentale è quindi indicata per cassettisti, operando essi con orizzonte temporale medio/lungo, ma non per chi opera nel breve periodo, che necessita per forza di cose dell’analisi tecnica.
Ad ogni modo, anche per le operazioni con orizzonte temporale medio/lungo, risulta necessaria l’analisi tecnica, da accostare a quella fondamentale, per determinare il timing (momento di ingresso).
Molti investitori reputano inaffidabile l’analisi tecnica, senza considerare che i grafici altro non sono che la rappresentazione grafica di numeri, e che l’uso dei prezzi passati per predire il futuro tramite l’analisi tecnica si basa su concetti di origine statistica, concetti utilizzati, per esempio, anche da chi elabora previsioni metereologiche.
Niente meno che la Federal Reserve, durante l’agosto del 1995, pubblicò un rapporto nel quale, tra l’altro, affermava: ‘L’analisi tecnica, la predizione dei movimenti di prezzo basata sul movimento di prezzo passato, ha dimostrato statisticamente di poter generare profitti significativi a dispetto dei pareri contrari della maggioranza degli economisti sull’efficienza dei mercati’.
Ad ogni modo, l’obiettivo di qualsiasi analisi finanziaria non è quello di prevedere il futuro con certezza ma di individuare lo scenario più probabile.
Esistono infatti variabili incontrollabili (dati inattesi, provvedimenti politico/finanziari improvvisi, speculazione, euforia o panico degli investitori, ecc.) che talvolta (non sempre) sfuggono dalla logica di qualsiasi studio e possono stravolgere le situazioni e far si che si avveri l’ipotesi meno accreditata.
Comunque sia tali variabili di norma possono condizionare il quadro di breve termine, ma quasi mai sono in grado di invertire quello di più ampio respiro.
E’ fondamentale che ogni investitore capisca che nessuna analisi è infallibile, e che sia preparato a cambiare idea e posizione nei momenti opportuni, senza intestardirsi nel percorrere una strada che non ha più senso percorrere.
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