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Per dare una pronta risposta al recente peggioramento della situazione economica dell’Eurozona ed in particolare di alcuni debiti sovrani, ieri (21 luglio Ndr), in via straordinaria, si è riunito l’Eurogruppo.
Tra le decisioni prese, è bene ricordare le seguenti:
· E’ stato approvato un secondo piano di aiuti per la Grecia per un totale di 158 miliardi, di cui 109 da parte del Fondo Europeo di Stabilità Finanziaria (EFSF), il cosiddetto Fondo Salva Euro, 37 dagli istituti privati ed il restante da altri stanziamenti;
· Il tasso d’interesse dei finanziamenti in essere a elargiti alla Grecia sono abbassati dall’attuale 4,5% al 3,5%;
· Le scadenze dei prestiti concessi agli Stati in difficoltà saranno prorogate da 7 anni e mezzo al almeno 15 (fino al massimo di 30);
· Il comparto finanziario partecipa al piano.
· Tra gli intereventi di soccorso rientra il roll over, che, nel caso specifico, altro non è che la sostituzione di obbligazioni greche giunte a scadenza, con nuovi prestiti di pari importo ma con scadenza ovviamente più lunga.
· E’ stato ribadito che il Fondo Europeo di Stabilità Finanziaria (EFSF) potrà esser utilizzato anche per soccorrere Paesi che finora non sono stati aiutati.
L’intervento è stato soprannominato come ‘Piano Marshall per la Grecia’, ricordando il piano degli aiuti che, nel secondo dopoguerra, gli Stati Uniti attuarono per ricostruire l’Europa.
La portata del provvedimento è persino superiore al precedente pacchetto, varato il 2 maggio del 2010, che ammontava a 110 miliardi.
La necessità di un secondo piano dimostra l’insuccesso del primo, e, l’insuccesso del primo getta forti perplessità sull’efficacia del secondo.
Non mi stancherò mai di ripetere e di ricordare che non si tratta di regali ma di liquidità data a prestito, che ovviamente deve esser restituita.
In sintesi, gli aiuti sono debito, che nel caso in cui non dovesse esser onorato metterebbe in seria difficoltà i creditori, ossia banche e UE.
Un eventuale crisi di un’organizzazione internazionale causerebbe un clima di sfiducia nei mercati mai visto in precedenza.
Sarebbe panico!
Di seguito riporto la definizione di Wikipedia al default:
‘Nell’ambito della finanza viene definita come situazione di default l’incapacità tecnica di un’emittente di rispettare le clausole contrattuali previste dal regolamento del finanziamento.’
E’ sufficiente, quindi, anche la non osservanza di una clausola perché un debitore risulti insolvente.
Ciò premesso, il fatto che siano stati i creditori (UE e banche) a modificare le condizioni a favore dei debitori e soprattutto della Grecia, fa si che non si possa ancora parlare di fallimento.
Tale comportamento nasce dalla volontà di evitare che il panico che avrebbe causato la Grecia dichiarando default.
Si è quindi deciso di anticiparla, offrendole delle condizioni migliori rispetto a quelle concordate, ma tutto ciò nulla toglie al fatto che tale intervento equivale di fatto ad un default parziale, seppur finanziariamente, non lo si possa ancora definire tale.
Per quanto riguarda, invece, la conferma che il Fondo Europeo di Stabilità Finanziaria possa esser utilizzato anche a favore di Stati che finora non hanno chiesto soccorso, non si fa altro che sottolineare quanto sia più probabile che ciò avvenga, ed il riferimento all’Italia è lampante.
I mercati, a caldo, hanno applaudito con grandi rialzi, con il nostro indice che ha guadagnato quasi il 4 %, quasi a credere che d’improvviso sia stata scoperta la formula magica per risolvere tutti i problemi.
Ritengo che tale movimento sia un semplice rimbalzo destinato ad esaurirsi in poche sedute e/o pochi punti percentuali, propizio per liquidare a prezzi più convenienti e prepararsi ad aprire posizioni ribassiste.
A chi ritenesse che con le decisioni dell’Eurogruppo sia stata scoperta la pozione magica per guarire la malattia dei debiti sovrani, dico che persino lo stesso Jean-Claude Juncker, presidente dell’Eurogruppo, non più tardi di ieri ha affermato che l’ipotesi di un default selettivo della Grecia non può essere esclusa.
Si ha default selettivo nel caso di insolvenza di una parte delle obbligazioni sottoscritte, ma pur sempre default è.
Nel caso ciò fosse certificato, si aprirebbe un ulteriore problema: scatterebbero tutti i CDS, con obbligo degli assicuratori di pagare somme enormi, proprio come nel caso di morte di un assicurato.
Riccardo Fracasso
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