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Dopo un sentimento quasi euforico che ha accolto la rilevazione del PIL al +0,1% del quarto trimestre 2013, torna il malumore col -0,1% dei primi tre mesi del 2014.

Sia chiaro sin da subito che la differenza è minima, ed è più che altro l’impatto psicologico che causa quel segno meno a creare un po’ di panico.

Le ultime tre rilevazioni sono le seguenti:

  • terzo trimestre 2013 = -0,1%;
  • quarto trimestre 2013 = +0,1%;
  • primo trimestre 2014 = -0,1%.

In buona sostanza, i dati descrivono un’economia in stagnazione e non sarebbe stato diverso se davanti a quel 0,1% avremo avuto un segno positivo.

Ciò che invece deve far temere realmente è che i vari conteggi del governo sono basati su stime del PIL per il 2014 a livelli superiori a quelli che al momento parrebbero realistici.

Approfondiamo.

Il budget di uno Stato è dato dalla differenza tra le entrate e le uscite.

Nel caso di differenza positiva si parla di surplus, mentre in caso di differenza negativa si parla di deficit.

Molto utilizzato il rapporto tra deficit e PIL di uno Stato.

In molti di voi saranno a conoscenza del tetto al 3% imposto dall’Area Euro all’Italia.

Ciò premesso, un PIL inferiore alle attese impone delle modifiche al programma del governo.

Mi spiego: se nel rapporto il denominatore scende (nel caso specifico il PIL), si ha meno margine sul numeratore, e questo significa minor possibilità di spesa o, anche, maggiori possibilità che lo Stato aumenti le entrate (tasse).

Concludo ricordando che il mercato azionario è un indicatore leading (anticipatore) del ciclo economico.

Ne consegue che l’imponente rialzo del Ftse Mib avviatosi nel Luglio 2012 suggerisce una ripresa della nostra economia, e questo è lo scenario a cui dobbiamo assegnare maggiori probabilità.

Tuttavia, se la ripresa non dovesse esserci sarà il mercato a dover riconoscere di aver sbagliato.

Riccardo Fracasso

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