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La scorsa settimana, nel commentare l’annuncio di Bruxelles avevo evidenziato l’assenza di dettagli.
 
Si è parlato di una svalutazione ‘volontaria’ dei titoli Greci in possesso dei creditori privati e della ricapitalizzazione delle banche per coprire la perdita, ma a quanto sembra le risorse non giungeranno dal Fondo Salva Euro, ma dovranno esser raccolte dagli istituti stessi sul mercato, tramite aumenti di capitale ed emissioni di nuove obbligazioni, operazioni solitamente maldigerite dal mercato.
 
In merito al Fondo Salva Euro è stato comunicato un allargamento  delle somme a disposizione (440 miliardi attuali meno l’importo che sarà utilizzato per il secondo pacchetto di aiuti alla Grecia) ad un trilione di euro utilizzando una leva. 
Già, ma che si intende per ‘leva’?
Non è stato specificato.
Sembrerebbe (il condizionale è d’obbligo) che con le risorse a disposizione verrà garantito circa un trilione di titoli emessi da Stati in difficoltà.
Se tale ipotesi trovasse conferma, il Fondo Salva Euro, contrariamente da quanto annunciato giovedì (27 ottobre), non sarà allargato nemmeno di un euro.
In buona sostanza, un trilione di euro di nuove emissioni sarà garantito con circa 250 miliardi di euro.
Se così fosse, il sottoscrittore di un’emissione obbligazionaria ‘garantita’ dal Fondo Salva Euro in caso di fallimento riceverà circa un 25%.
Ora, voi acquistereste 100.000 euro di titoli di debito emessi da Paesi con buone probabilità di insolvenza, sapendo che in caso di fallimento ve ne saranno restituiti 25.000?
Certo, la cedola è di tutto rispetto (per es. del 6,1% per i nostri nuovi decennali) ma è sufficiente per giustificarne il rischio?
Gli investitori più aggressivi forse accetterebbero il pericolo, e non è detto andrà loro male, ma ritengo che la maggioranza degli operatori si asterrà dal farlo.
E se il mercato non comprerà nuove emissioni allora gli Stati in difficoltà si vedranno costretti ad aumentare ancor più la cedola, e di conseguenza salirà il costo del debito.
Inoltre, è bene ricordare che il 7% è la soglia del rendimento dei titoli decennali, oltre la quale si ritiene molto probabile la richiesta di salvataggio.
I titoli decennali italiani, come precedentemente scritto, sono già al 6,1% …
 
 
Di seguito allego il grafico del rendimento del decennale italiano (fonte: bloomberg):
 
Alla luce di quanto scritto sinora, se le indiscrezioni trovassero conferma (forse sapremo qualcosa di più col G20 di Cannes del 3-4 novembre), le misure annunciate da Bruxelles e applaudite giovedì scorso con gran rialzi dai mercati, non sembrerebbero risolvere un bel nulla.
Ne sono consapevoli gli stessi leaders europei che stanno richiedendo sostegno alla Cina.
A tal proposito si è parlato di un aiuto per un importo di 70-100 miliardi di euro.
 
Facciamo un breve passo indietro per leggere quanto ha recentemente detto Jin Liquin, presidente del fondo sovrano cinese: 
 
‘L’Eurozona è una di alcune entità politiche ed economiche che si aspettano la carità dalla Cina e dai mercati emergenti. Noi vi rispettiamo…perfavore, rispettate voi stessi’.
 
Il fatto stesso che noi, nonostante tutto, stiamo chiedendo aiuto a loro, mettendo l’orgoglio sotto i piedi, dovrebbe dimostrare quanto è drammatica la situazione.
Forse non otterremo aiuto dalla Cina, ma se anche dovesse riuscirci l’impresa, quale sarebbe il prezzo da pagare?
 

Riccardo Fracasso

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