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La famosa frase fu trasmessa via radio dall’equipaggio che prese parte alla missione spaziale americana Apollo 13 (1969).
In estrema sintesi, un grave problema costrinse ad annullare l’allunaggio.
Tanta paura, ma tutti gli astronauti tornarono sani e salvi sulla Terra.
 
 
Veniamo a noi.
Qual’è il problema che gli investitori stanno gridando a squarciagola?
In realtà i problemi sono tantissimi, ma oggi sono due quelli che meritano un’attenzione particolare e vedremo che, a differenza di quello di Apollo 13, causeranno conseguenze molto gravi.
 
 
Il primo proviene dalla Grecia dove il ministro Georges Papandreou ha annunciato l’organizzazione di un referendum per lasciar decidere ai cittadini se accettare o meno le decisioni  prese in occasione del recentissimo vertice UE. 
Decisioni che potremo riassumere nella svalutazione del 50% dei titoli di stato di proprietà dei creditori privati (banche e assicurazioni) e nella concessione di un secondo piano di aiuti.
Secondo i sondaggi almeno il 60% della popolazione greca è contraria.
Ma perchè è contraria? Probabilmente perchè gli aiuti sono vincolati a misure da parte della Grecia per ridurre il debito, misure che prevedono ulteriori sacrifici che i cittadini greci non intendono sopportare. 
Ma, l’impressione è che nel referendum non si voterà tanto se le decisioni saranno accettate o meno, ma se la Grecia resterà o meno nell’Area Euro.
A tal proposito Alexander Stubb, ministro finlandese degli Affari Europei, ha detto che ‘la situazione è così preoccupante che praticamente si tratterà su un voto se restare o meno nell’Unione’.
In caso di uscita dall’Euro la Grecia tornerebbe alla dracma puntando alla sua svalutazione per aumentare la propria competitività.
Inoltre, dichiarerebbe default (probabilmente totale) mettendo in ginocchio tutti i creditori (BCE, Fondo Salva Euro, banche, ecc.).
A questo punto, per di più, l’ISDA non potrebbe che riconoscere l’esistenza del ‘credit event’ che farebbe scattare i CDS; gli emittenti americani (banche ed assicurazioni) si vedrebbero così costretti a pagare una cifra complessiva di 25 miliardi di euro.
 
 
Il secondo problema, purtroppo, ci riguarda direttamente e può esser riassunto dalla seguente percentuale: 6,34%.
E’ il rendimento massimo toccato oggi dal nostro decennale, che  negli ultimi giorni sta salendo senza sosta, avvicinandosi sempre più a quel 7% che rappresenta la soglia tecnica oltre la quale si ritiene insostenibile per uno Stato raccogliere denaro dal mercato.
 
 

Ftse Mib:

Il nostro indice ha chiuso a 14.928 punti, registrando un -6,8%.
 
Ultime sedute:
 

Il crollo odierno non poteva che causare danni dal punto di visto tecnico.
In un sol colpo l’indice ha perforato la 7+5 e la 25+5, invertendo al ribasso contemporaneamente il trend di medio e di lungo periodo.
Tutto ciò, ovviamente, va ad avvalorare notevolmente lo scenario ribassista.

La violenza della discesa ha aperto un ulteriore gap down che va ad aggiungersi a quello formatosi ieri.
Per chiuderli, sarà necessario salire rispettivamente fino a 16.018 e a 16.562 punti.
Al momento, ritengo altamente improbabile che ciò si verifichi a breve.

Inoltre, il Detrended, nonostante in calo, non segnala ancora nemmeno un moderato ipervenduto, il che vuole dire che il ribasso in atto non necessita, sotto questo aspetto, l’esigenza di rifiatare.
Per di più,  in fasi come l’attuale i mercati tendono ad eccedere, trascurando qualsiasi livello di ipervenduto.
Ne consegue che se anche il Detrended indicasse un fortissimo ipervenduto, l’indice potrebbe proseguire indisturbato la discesa.

Comunque, dopo i forti cali non si possono escludere buoni rimbalzi intraday, ma l’orientamento di fondo è sicuramente rivolto verso il basso.

 

Riccardo Fracasso
 
 
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