Lo S&P 500 ha chiuso la seduta a 1.878 punti, registrando un +0,05%.
Il bilancio settimanale è pari ad un +1%.
La scorsa settimana:
“Proprio nella settimana appena conclusa lo S&P 500, dopo 2 mesi di tentativi falliti, è riuscito a portarsi al di sopra del precedente massimo (1.850 punti)
La distanza molto contenuta tra prezzi attuali e precedente massimo ci impongono di non poter escludere sin d’ora l’ipotesi di una falsa rottura.
Tuttavia, la chiusura mensile nei pressi dei massimi rende probabile un nuovo massimo mensile.
Sia chiaro, ciò non significa che Marzo si chiuderà necessariamente con una performance positiva, ma che è probabile che al suo interno saranno raggiunti livelli superiori a quello di Febbraio (1.867 punti).
Ciò innalza le possibilità di assistere ad un ulteriore allungo che consenta di parlare di rottura di area 1.850, e non più di semplice sforamento.“.
Grafico:
E’ possibile notare come lo S&P 500 abbia effettivamente ulteriormente allungato oltre i 1.850 punti.
Al momento, c’è ben poco da dire: dal punto di vista prettamente tecnico la capacità dell’indice americano di segnare costantemente nuovi massimi e correggere su minimi crescenti è tipica di un’impostazione rialzista.
Di seguito, invece, un grafico più volte proposto in questo blog:
Dal grafico è possibile desumere come nell’ultimo ventennio lo S&P 500 sia stato protagonista di 4 inversioni di enorme portata tutte avviate o nel mese di marzo o in quello di ottobre.
Ora, essendo marzo ed arrivandoci da un rialzo di oltre il 180%, è bene segnalare la situazione.
Desta un po’ impressione anche il fatto che il rialzo in corso prosegue da 5 anni, esattamente lo stesso periodo oltre il quale la precedente gamba rialzista avviatasi nell’Ottobre del 2002 s’è esaurita, lasciando spazio, dall’ottobre del 2007, a quel calo che immagino sia ancora vivo nella memoria di qualsiasi investitore.
Nonostante tali preoccupanti similitudini, come già ampiamente illustrato recentemente (“S&P 500: un occhio alle precedenti inversioni”) va sottolineato che nei precedenti processi di inversione ribassista (2000 e 2007) il crollo vero e proprio fu anticipato da una decisa e rapida correzione (tra il 12 ed il 14%) di circa un mese successivamente riassorbita.
Nel caso specifico non abbiamo ancora assistito a questa correzione.
Sia chiaro, nulla vieta che la storia non si ripeti (come peraltro nulla esclude che possa verificarsi un’inversione in un mese diverso da marzo ed ottobre), ma non considerare tale aspetto sarebbe, a mio avviso, errato.
Per di più, un andamento simile (correzione – recupero – crollo) ha senso perché consente alle mani forti di avere il tempo di distribuire magari a sfavore degli ultimi investitori (parco buoi) che si affrettano di salire su un treno sempre più affollato.
Ad ogni modo, concludo ribadendo che al momento va evidenziata un’impostazione innegabilmente rialzista, seppur con tutti gli eccessi del caso (entità rialzo, durata del rialzo, livelli massimi del margin debt, ecc.).
Solo nel momento in cui ci saranno segnali concreti (non solo campanelli d’allarme) sarà bene considerare l’ipotesi di un calo.
Riccardo Fracasso
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