Come più volte precisato, si parla di recessione tecnica nel caso di due trimestri consecutivi con PIL reale negativo.
Nel caso in cui la crisi si estenda ad altri dati (in primis alla disoccupazione), si parla di recessione economica, certificata, con ampio ritardo, dal NBER (National Bureau of Economic Research).
Esistono diversi segnali anticipatori (leading).
Tra questi, la curva dei rendimenti anticipa mediamente la recessione di 22 mesi (Fonte JPM), con dati che variano da un minimo di 11 a un massimo di 34.
Altro elemento, presente in molte (non tutte) le fasi che precedono una recessione, è il deterioramento del mercato immobiliare.
Un’altra spia, solitamente successiva alle precedenti, si accende nel caso di valori della disoccupazione oltre i massimi degli ultimi 12 mesi, e in tal caso anticipa recessioni economiche.
Un altro alert è rappresentato dall’andamento negativo della borsa americana (alcuni studi fanno riferimento al rendimento annuale), con contestuale perdita di forza relativa nei confronti del Treasury a 10 anni.
Come sappiamo, la forma della curva è invertita da oltre un anno, il mercato immobiliare è in difficoltà da tempo e la scorsa settimana è scattato il segnale di allerta della disoccupazione.
Ragionevole ipotizzare che il mercato azionario si allinei all’attuale quadro pre-recessivo, a meno che non si escluda la crisi economica, tesi che deve fare i conti con una contrazione della liquidità già in corso e destinata ad acuirsi.
Riccardo Fracasso
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