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Come già spiegato nell’ultimo check up, ad inizio correzione, sorprende come l’ondata di vendita non ha risparmiato nemmeno il comparto aurifero (oro e soprattutto titoli auriferi).

S’era spiegato come le vendite fossero finalizzate a creare liquidità utile per integrare le garanzia poste in essere per l’acquisto di titoli comprati a leva.

Un precedente noto è quello del crac Lehman (Settembre 2008), per cui ritengo utile osservare quanto successo all’epoca:

Si osservi come effettivamente la volatilità generata dal crac della Lehman non abbia risparmiato l’oro per circa un mese.

D’altro canto, si osservi anche come proprio quel mese di ‘assestamento’ abbia preceduto un allungo di oltre due anni dell’oro, portando i prezzi a quasi triplicarsi.

All’interno di tale trend non sono mancate chiusure mensili negative, ma il trend di fondo è rimasto sempre saldamente rialzista.

Ovviamente, come sempre accade nella finanza, oggi non c’è certezza nè che la fase di assestamento del comparto aurifero sia conclusa (anche se qualche segnale già ora lo abbiamo) nè che si ripeterà esattamente quanto successo dopo il crac della Lehman, ma è bene non escludere l’ipotesi di assistere a qualcosa di simile.

Tanto più in un contesto che non è assolutamente avverso:

  • rendimenti obbligazionari bassi: una critica fatta all’oro è che non stacca cedole, ‘difetto’ che si riduce o addirittura scompare nel momento in cui il comparto dei bond offrono rendimenti reali bassi o addirittura negativi.
  • continua stampa di denaro: ricordiamo che l’oro è anche considerato come una valuta ma che non può essere stampata, e ciò ne aumenta sensibilmente il valore ai tempi del QE.

Riccardo Fracasso

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