Partiamo subito col grafico dello S&P 500:
L’indice americano ha chiuso la seduta a 1.433 punti, registrando un -1,66%.
Il bilancio settimanale è pari ad un +0,32%.
La scorsa settimana, dopo aver evidenziato la comparsa di una Engulging bearish, si scriveva:
“Inoltre, la figura è talmente attendibile da non richiedere una conferma immediata nella prossima settimana.”.
Andiamo ora a vedere la situazione a distanza di una settimana:
Seppure sia vero che la Engulfing non necessiti di conferme nel periodo successivo, esiste una tesi (o funzione d’utilità, chiamatela come preferite) secondo la quale il massimo della candela successiva non deve oltrepassare la metà del corpo precedente.
Come potete osservare dal grafico, invece, durante questa settimana lo S&P s’è spinto persino oltre il massimo della candela precedente, il che va ad invalidare la Engulfing stessa.
Tuttavia, la chiusura settimanale nei pressi dei minimi ne rende probabili ulteriori nella prossima.
In buona sostanza, nonostante la negazione della Engulfing, la situazione sembrerebbe comunque negativa, ma proseguiamo con l’analisi prendendo in considerazione altri elementi.
Ultime sedute:
Come possiamo osservare, nell’arco di questa settimana lo S&P è riuscito dapprima a portarsi al di sopra di tutte le nostre medie mobili spostate per poi concludere la settimana nuovamente al di sotto delle stesse: ciò significa che il trend di breve, di medio e di lungo restano negativi.
A conferma dell’intonazione negativa, il MACD settimanale:
Il MACD è un indicatore di tendenza ed in quello settimanale le inversioni sono rare com’è vero che sono solitamente importanti le conseguenze sull’indice.
Come potete osservare il MACD la scorsa settimana ha svoltato al ribasso.
Se da una parte va detto che non sono inconsuete delle momentanee correzioni del MACD, dall’altra va anche fatto notare che nella settimana appena conclusa la tendenza di questo oscillatore è stata confermata.
Altro grafico con illustrati i volumi sui prezzi:
La scorsa settimana:
“Va comunque evidenziato che ogni movimento già dopo tre-quattro chiusure dello stesso segno diventa alquanto vulnerabile ad eventuali correzioni; nel caso specifico, tralasciando il +0,02 di giovedì, mancano chiusure positive da ormai diverse sedute, il che incrementa le probabilità d’assistere almeno ad una giornata positiva.
Per di più, seppure il Detrended non registri ancora nemmeno un moderato ipervenduto, l’RSI a due giorni (così impostato segnala ipercomprato/ipervenduto sul brevissimo), assai efficiente sullo S&P, ne segnala molto.
Tuttavia, al momento si sta parlando di un semplice rimbalzo; ora come ora non c’è spazio per ottimismo di medio/lungo termine.”.
A distanza di una settimana si può affermare, senza timore di smentita, che il rimbalzo previsto s’è effettivamente verificato ed al tempo stesso che il consiglio di non esser troppo ottimisti per orizzonti temporali più lunghi s’è rivelato valido.
Grazie al rimbalzo lo S&P 500 s’è portato per la terza volta consecutiva negli ultimi due mesi in area 1.460 punti, area nella quale, come abbiamo evidenziato tempo addietro e com’è ben visibile nell’ultimo grafico, c’è una notevole concentrazione di volumi.
Nulla vieta di pensare che le mani forti abbiano approfittato di questa ulteriore salita per piazzare qualche ordine in testa, pronti a sfruttare qualche correzione importante che incontrerebbe come primo grande ostacolo area 1.402 punti (altra consistente concentrazione di volumi).
Riccardo Fracasso
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