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Oggi il nostro neo primo ministro Mario Monti ha indicato le linee guida che intende seguire.
 
Sintetizzando:
  • reintroduzione ICI prima casa;
  • riforma sistema pensionistico senza però modificare la pensione di anzianità, ma eliminando le disparità;
  • modifica del sistema fiscale;
  • riforma del prelievo fiscale riducendo le imposte che gravano sul lavoro ed aumentando il prelievo sui consumi (per cui l’IVA);
  • riduzione enti locali;
  • lotta evasione fiscale.
 
Per esprimere un giudizio definitivo bisogna ovviamente attendere che le intenzioni si traducano in legge.
Non sarà infatti facile trovare un accordo in una maggioranza composta da forze politiche con idee spesso opposte.
Forse il partito a cui è più piaciuto questo programma è paradossalmente l’unico dell’opposizione (Ndr: la Lega), sollevato per la decisione di Monti di non toccare le pensioni di anzianità.
Il nostro premier non ha risposto in merito ad una eventuale patrimoniale, che sarebbe rifiutata dalla destra.
Come sarà complicato trovare un’intesa in merito alle pensioni, dove i privilegi maggiori vanno a favorire proprio la classe politica.
 
Mi piace l’idea di ridurre le imposte sul lavoro, anche se, considerate le scarse risorse, andranno valutati i margini di attuazione.
L’aumento dell’IVA rischia invece di ridurre i consumi, anche se è vero che qualche sacrificio è necessario; personalmente mi limiterei ad innalzare l’IVA sui beni di lusso, perchè una persona che in questo periodo di crisi  può permettersi di acquistare  prodotti di secondaria utilità, non si spaventa di fronte ad incrementi dei prezzi del 5-10%.
Pur consapevole della situazione drammatica in cui ci ritroviamo, sono convinto che con misure come la patrimoniale o con l’aumento della già altissima pressione fiscale si finirebbe per spingere molti capitali all’estero.
L’Irlanda insegna come una tassazione favorevole attragga capitali stranieri, che nel nostro caso sarebbero utilissimi.
Agli occhi degli altri Stati siamo il Paese delle tasse…sarebbe controproducente innalzarle troppo.
 
Positiva la riduzione degli enti locali, se essa non causerà un drastico peggioramento dei servizi.
Come in ogni programma non manca la lotta all’evasione; mi auguro che non rimanga come al solito un’utopia, e che essa si diretta principalmente ai grandi evasori, e non ai piccoli che, pur sbagliando, spesso contravvengono le regole per sopravvivere.
 
 
Ad ogni modo, ripeto, è bene attendere che leggi siano varate prima di dare un giudizio definitivo.
 
 
 
Ftse Mib:
 
 

Il nostro indice ha chiuso a 15.198 punti, registrando un -1,43%.

Ultime sedute:

Come da previsioni la 7+5 ha contenuto l’indice, portandolo a chiudere in territorio negativo.
 
Il trend di medio e quello di lungo restano ribassisti.
 
Il detrended quasi piatto non indica nemmeno un moderato ipervenduto, il che significa che l’attuale impulso ribassista non ha necessità di rifiatare.
 
Nonostante il forte calo rimaniamo sopra l’importante area di supporto a 14.900 punti; solo una perforazione convinta consentirà ai venditori di esprimersi con maggior convinzione.
 
Tuttavia, i rendimenti dei titoli di stati, altissimi (6,84% il decennale) nonostante la flessione odierna,  e la pericolosa impostazione grafica del più importante listino al mondo (S&P; 500) rendono probabile la rottura, a breve, del nostro solido supporto. 
Ovvio che eventuali interventi del PPT, potrebbero arrestare la discesa.
 
C’è un altro problema che riguarda noi, ma non solo (per esempio anche la Francia): considerate le recenti tensioni, non tarderanno pesanti declassamenti da parte delle agenzie di rating, che contribuiranno a sostenere i rendimenti dei titoli statali.
Riccardo Fracasso
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