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Ieri, il parlamento greco ha approvato il piano di austerity, condizione  imprescindibile posta dall’UE per l’ottenimento della quinta tranche di aiuti (pari a 12 miliardi di euro) del pacchetto complessivo di 110 già varato a maggio del 2010.
Esso prevede un piano fiscale di 28,4 miliardi di euro e privatizzazioni per 50.
 
Ho sintetizzato per voi le misure più significative nel seguente grafico:
 
 
Innanzitutto è giusto chiarire che l’importo previsto per le privatizzazioni (la voce più corposa del piano) sia assolutamente incerto, poiché ogni negoziazione sarà frutto di trattative in cui gli interlocutori sapranno di aver a che fare con un venditore che ha fretta di incassare, e ciò non aiuta.
Per quanto riguarda i tagli alla spesa pubblica, prevedono, tra l’altro, una riduzione del  numero di dipendenti pubblici.
Per ciò che concerne le tasse, esse aumenteranno per tutti: lavoratori autonomi, dipendenti e pensionati.
Come si suol dire: ‘a mali estremi, estremi rimedi’.
E tutto ciò per ottenere la quinta tranche di un pacchetto di aiuti (prestiti) che era già stato varato oltre un anno fa!
 
In Grecia, quindi, peggiorerà la qualità dei servizi pubblici, salirà la disoccupazione e si ridurrà la capacità di consumo dei cittadini.
In questo scenario di certo non è auspicabile una ripresa.
Non sto affermando che il piano dovrebbe esser modificato, ma semplicemente che non esista piano al mondo che possa permettere alla Grecia di evitare il fallimento, ma unicamente di ritardarlo.
 
 
Riccardo Fracasso
 
 
 
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