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Partiamo subito col grafico dello S&P 500:

S&P 500 INDEX

L’indice americano ha chiuso la seduta a 1.413 punti, registrando un -0,41%.

Il bilancio settimanale è pari ad un -0,32%.

Ora passo ad esaminare il profilo dei volumi ed inizio a farlo attraverso l’analisi del grafico che va dal 4 giugno (quando s’avviò l’ultima importante gamba rialzista) ad ottobre inoltrato (quando lo S&P smise di salire):

S&P 500 - Analisi volumi - Grafico nr. 2

S&P 500 – Analisi volumi – Grafico nr. 2

E’ possibile osservare come la gamba rialzista avviatasi il 4 giugno si sia interrotta con un movimento laterale che ha generato una forte concentrazione volumi (POC a 1.460 punti) dove è lecito ritenere sia entrata in gioco la mano primaria.

Ora proseguiamo guardando lo stesso grafico ma aggiornato a ieri:

S&P 500 - Analisi volumi - Grafico nr. 3

S&P 500 – Analisi volumi – Grafico nr. 3

Qui è invece possibile desumere innanzitutto che la fase laterale sviluppatasi intorno ai 1.460 punti s’è rivelata essere distributiva in quanto seguita da deciso allontanamento verso il basso.

In secondo luogo, è possibile notare come successivamente le oscillazioni del mercato hanno dato luogo alla creazione di un nuovo POC (livello di prezzi con maggiore scambi) a 1.413 punti.

Ad oggi tale area è ancora in fase di costruzione, per cui il POC sta ancora agendo da magnete (attrae verso sè i prezzi) e non da repulsore (respinge da sè i prezzi); nel momento in cui si trasformerà in repulsore spingerà il mercato  verso l’alto o verso il basso.

Ora resta quindi da capire se la mano primaria stia sfruttando questo movimento per distribuire o per accumulare.

Il seguente grafico può aiutarci:

S&P 500 - Massimi decrescenti - Grafico n. 4

S&P 500 – Massimi decrescenti – Grafico n. 4

S’è detto spesso che un trend ribassista non lo si riconosce da quanto un indice si spinge verso il basso ma da una sequenza di massimi e minimi decrescenti.

Lo S&P 500, dopo aver segnato un minimo a 1.343 punti (16 novembre), è risalito ma fermandosi ad un livello inferiore ai precedenti picchi; ciò ci consente di tracciare una trendline di massimi decrescenti (retta A), tipica dei trend ribassisti.

Proiettando la linea A dal minimo del 16 novembre si ottiene la retta B; per quanto ovvio, una retta necessita di almeno  due punti per essere tracciata per cui, mentre la trendline A è da considerarsi tale, la B è una semplice ipotesi che deve trovar conferma nello sviluppo futuro.

Ad ogni modo, ripeto, già la presenza di una trendline di massimi decrescenti denota un’intonazione negativa.

Insomma, sembra che la mano primaria stia costruendo la propria posizione all’interno di un canale ribassista e non di una fase laterale.

Ciò non può che aumentare le probabilità che la mano primaria stia continuando a distribuire (dopo averlo già fatto intorno ai 1.460 punti).

Per di più, le eventuali future oscillazioni verso l’alto potrebbero riconoscere la vicinanza della trendline A e fermarsi ancor prima di oltrepassare il POC, il che rappresenterebbe un segnale della trasformazione del POC da magnete a repulsore.

Una strategia che prevede un ingresso short scalettato nei pressi del POC e con stop loss appena sopra i 1.460 punti a mio avviso è finanziariamente corretta; lo stop loss così alto è comunque giustificato da un rendimento potenziale molto elevato (obiettivo minimo 1.343 punti).

Tra i livelli da monitorare, per l’appunto, il minimo del 16 novembre a 1.343 punti, la cui perforazione favorirebbe l’esplosione della volatilità, con logiche conseguenze negative per lo S&P 500.

Un’ultima annotazione: la chiusura di settimana sui minimi rende probabile un nuovo minimo settimanale nella prossima.

Riccardo Fracasso

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