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Partiamo subito col grafico dello S&P; 500:
L’indice americano ha chiuso a 1.253 punti, registrando un -0,63%.
Ultime sedute:

 

 
Non posso che constatare che l’impostazione dei listini americani sia decisamente migliore rispetto a quella nostra.
 
Innanzitutto questa settimana lo S&P; ha ceduto complessivamente ‘solo’ il 2,48% (noi il 7,85%) a dimostrazione di una maggior forza relativa, o perlomeno una minor debolezza.
 
Inoltre, mentre il trend di medio e quello di lungo termine del Ftse Mib sono ribassisti, quelli dello S&P; sono rialzisti (l’indice transita infatti sopra la 7+5 e la 25+5).Per di più, come si può notare dal grafico, nelle ultime due settimane l’indice americano è riuscito a rompere l’area di resistenza a 1.220-1.231, per poi salire fino ad un massimo relativo di 1.293 punti.
In seguito è sceso, arrestando il proprio calo ancora una volta in coincidenza proprio dell’area 1.220-1.231, per poi rimbalzare .
Quest’ultimo movimento è classificabile come un pull back, col quale lo S&P; ha prima rotto una resistenza, poi è sceso per testare tale soglia e riconoscerla come nuovo supporto, ed infine è ripartito.
E’ sicuramente un elemento molto positivo.

Tuttavia, c’è un ostacolo importante da superare perchè il quadro possa diventar ancor più limpido: la media mobile a 200 giorni, che attualmente transita a 1.273 punti.
Fino a che non riuscirà l’impresa, resterà sempre la preoccupazione e la possibilità, peraltro molto concreta, che anche per l’indice americano le cose possano volgere improvvisamente al peggio.
In tal caso i venditori potrebbero comparire tutti insieme, e provocare un bagno di sangue.

Ad ogni modo, se per salire occorre rompere la media mobile a 200 giorni, è altrettanto vero che per scendere è necessario perforare l’area 1.220-1231 punti.

In sintesi, la partita si sta giocando in soli 50-60 punti o, meglio, qualcosa di più, visto che le rotture devono esser convinte e non semplici sforamenti, per non rischiare di esser traditi da falsi segnali.

 
Riccardo Fracasso
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