Firmata da poche ora l’intesa tra democratici e repubblicani per interrompere lo shutdown ed evitare il default.
L’accordo, nella realtà, non è risolutivo ma posticipa il problema di pochi mesi.
Difatti, esso blocca lo shutdown fino al 15 gennaio ed estende al 7 febbraio il periodo in cui gli Stati Uniti possono finanziarsi emettendo nuovo Bond (quindi nuovo debito).
In buona sostanza, una tregua armata tra le parti.
Se è vero che si può tirare un sospiro di sollievo per aver evitato il peggio, è altrettanto vero che il rimandare i problemi di 3-4 mesi non può essere certo considerato una vittoria.
Per quanto in passato sia sempre stato trovato un accordo, non v’è la sicurezza matematica che sempre sarà così in futuro.
Questo permanente stato di incertezza che attanaglia gli Stati Uniti non è certamente aspetto gradito da investitori ed agenzie di rating.
Le perdite legate alle 16 giornate di shutdown sono stimate dagli analisti in 24 miliardi.
Non sono ancora stati resi noti tutti i dettagli dell’accordo, ma il fatto che la riforma sanitaria (l’Obamacare) non sia stata intaccata rappresenta una sconfitta per i Repubblicani ed una vittoria per i Democratici, semmai si possa parlare di vincitori in questa vicenda.
Per quanto riguarda il mercato azionario, dopo una reazione a caldo positiva, potrebbe iniziare a farsi più critico, specie se si considera che il rialzo delle ultime settimane dimostra che un accordo era già scontato e che peraltro l’unica vera intesa tra democratici e repubblicani sta nel darsi più tempo per negoziare un vero accordo che al momento non è stato trovato.
Riccardo Fracasso
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