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Dopo il recente declassamento nei confronti dell’Italia da parte dell’agenzia di rating Moody’s (da Baa2 a Baa3, con outlook stabile), ieri S&P ha invece confermato la propria valutazione (BBB), ma tagliando l’outlook da stabile a negativo.

Per farsi un’idea, prendendo come riferimento il giudizio di Moody’s, basti sapere che è lo stesso assegnato a Paesi Emergenti come il Sud Africa, il Kazakhstan, e addirittura inferiore a quelli di Bulgaria e Colombia.

Per un Paese sviluppato tutto questo non è normale.

Moody’s ha evidenziato “la mancanza di una coerente agenda di riforme per la crescita” e che il debito “non calerà concretamente nei prossimi anni”.

S&P  ha giustificato il taglio dell’outlook affermando che “il piano economico del governo rischia di indebolire la performance di crescita dell’Italia”.

Di seguito osserviamo la tabella aggiornata dei rating che ci hanno assegnato le più famose agenzie (Moody’s, Standard & Poor’s e Fitch):

Rating Italia

Il giudizio di Moody’s ora si trova ad un solo gradino dalla categoria Speculative Grade, quelli di S&P e Fitch a due.

Una breve parentesi: alcuni operatori definiscono indistintamente tutti i titoli obbligazionari appartenenti alla categoria Speculative Grade come ‘spazzatura’, indipendentemente dal posizionamento interno che essi occupano nella stessa.

Personalmente ritengo che il termine ‘spazzatura’ (che tanto piace ai media) sia esagerato, fuorviante ed adeguato solo per una piccola fetta di titoli.

Ad ogni modo, si può discutere della qualità del giudizio delle agenzie di rating (ricordiamo la tripla A di Lehman mantenuta fino al giorno del suo fallimento!) e della loro imparzialità, ma non del peso del loro parere.

Volenti o nolenti, infatti, il rating è un importante parametro di riferimento per il mercato, che comporta delle conseguenze pratiche.

Innanzitutto, a parità di condizioni, il rendimento è inversamente proporzionale al rating dell’emittente, per cui qualsiasi downgrade rappresenta un evento negativo.

Inoltre, la maggior parte dei gestori ha l’obbligo, da prospetto, di investire solo in obbligazioni Investment Grade (giudizio di almeno 2 agenzie su 3).

Alcuni operatori hanno regole ancor più stringenti, non potendo detenere nel proprio portafoglio titoli il cui rating sia privo di ‘A’.

Inoltre, il mandato della BCE le impedisce l’acquisto di titoli con giudizio ‘spazzatura’ da parte di tutte e quattro le agenzie di rating (si considera anche l’agenzia DBRS).

Non è il nostro caso, ma ci avviciniamo sempre più.

Riccardo Fracasso

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