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Andiamo ad approfondire un tema toccato nel precedente post in cui, tra l’altro, s’era confrontato il rendimento del decennale americano con quello del dividend yield dello S&P 500.

Di seguito il grafico del rendimento lordo del tresury a 10 anni:

Apriamo una parentesi: quando si parla di rendimento reale del tresury s’intende quello lordo al netto dell’inflazione attesa dei prossimi 10 anni (non l’attuale, sia chiaro).

Così facendo si scopre che il rendimento lordo (2,827%) copre quasi completamente l’inflazione attesa (2,89%); non che questo indichi grande valore (anzi), ma perlomeno è un dato molto meno allarmante rispetto a quelli che da settimane circolano nei corridoi finanziari.

Ora passiamo al dividend yield, il rapporto tra l’ultimo dividendo distribuito (quindi non quello atteso) e il
prezzo.
Il risultato è una percentuale che rappresenta il rendimento (yield) che garantisce un’azione: in sintesi, tale rapporto tratta un titolo azionario come un titolo obbligazionario e considera il dividendo come una cedola.
Di seguito il grafico del DY dello S&P 500:

Dal confronto tra le valutazioni del tresury (2,827%) e quelle dello S&P 500 (1,33%) ne esce indiscutibilmente sconfitta la borsa americana (si consideri, inoltre, che da un asset più volatile si dovrebbe pretendere un rendimento superiore per compensare il maggior rischio).

Allargando lo sguardo, possiamo osservare che dal 1971 in poi, solo nel 2000 il dividend yield dello S&P 500 era inferiore a quello attuale:

Ritengo probabile che la discesa in corso del mercato azionario darà vita alla più importante giuntura d’acquisto di questo decennio, ma parlare sin d’ora di opportunità imperdibile appare fuori luogo.

Riccardo Fracasso

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