Lo S&P 500 ha chiuso la seduta a 2.416 punti, registrando un -2,06%.
Il bilancio settimanale è pari ad un pesantissimo -7,05%.
Dalla mezzanotte di venerdì è scattato per gli Stati Uniti lo Shutdown (letteralmente ‘chiusura’), che consiste nel blocco delle attività statali ritenute non essenziali, ma non per questo poco importanti.
Non si trova un accordo per una legge che innalzi quel tetto oltre il quale gli USA non possono indebitarsi.
L’ostacolo principale è la volontà di Trump di inserire a bilancio i fondi per il muro al confine col Messico.
Lo Shutdown è stato l’ennesimo pretesto per innescare nuove vendite che hanno portato l’indice americano a segnare nuovi minimi decisamente inferiori a quelli toccati a Febbraio.
Concludo con una precisazione legata all’analisi della scorsa settimana (S&P 500: conferme ribassiste):
l’accostamento del calo in corso con le inversioni avviatesi nel 2000 e nel 2007 non implica la convinzione personale che necessariamente assisteremo ad una discesa delle medesime entità.
Semplicemente si ritiene che, come nel 2000 e nel 2007, non si è di fronte ad una semplice correzione ma a qualcosa di più profondo.
Riccardo Fracasso
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