Lo S&P 500 ha chiuso la seduta a 1.691 punti, registrando un -0,41%.
Il bilancio settimanale è pari ad un -1,06%.
Grafico:
La scorsa settimana si scriveva:
“Pur avendo ora un nuovo massimo crescente (1.729), è possibile che il superamento del precedente (1.709) si riveli una falsa rottura.”.
Grafico:
Come si può notare lo S&P 500, dopo aver superato la resistenza è effettivamente ridisceso sotto la stessa.
Sempre la passata settimana fa si evidenziava quanto segue:
“La lettura del VIX si presta a due chiavi di letture diametralmente opposte:
-
il fatto che il Vix sia sceso anziché salire, come invece solitamente accade nelle fasi di calo dello S&P 500, dimostra l’assenza di panico, aspetto che fino a che si manterrà andrà ad escludere crolli incontrollati ma…
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…la discesa del Vix lo ha portato a livelli molto contenuti e a contatto di una trendline di minimi crescenti che, in caso di tenuta, potrebbe favorire un rialzo e quindi un aumento dell’avversione al rischio. Se ciò dovesse realmente verificarsi (ipotesi peraltro concreta), le vendite si intensificherebbero.”.
Andiamo allora ad osservarne il grafico aggiornato:
A distanza di una settimana da quanto affermato, va registrata la tenuta della trendline di minimi crescenti che si era sottolineata nella precedente analisi.
Sia chiaro, i valori attuali (15,46%) restano tuttora piuttosto contenuti, ma è doveroso monitorare attentamente lo sviluppo dell’andamento crescente di breve, specie in un contesto che, come detto ieri, vede appuntamenti importanti come la discussione del tetto del debito (già avviatasi) ed il probabile annuncio di tapering entro fine anno.
Ora andiamo a ricercare, con l’ausilio di Fibonacci, qualche possibile obiettivo della correzione in corso dando per certo, anche se certo non è, che il recente massimo (1.729) rimanga inviolato:
Come più volte affermato il primo storno di una correzione il più delle volte si interrompe al raggiungimento del livello del 38,2% di Fibonacci.
In tal caso si sta parlando di area 1.582, soglia rafforzata dalla convergenza con la media mobile a 200 giorni.
Un calo a questi prezzi significherebbe una perdita dai valori attuali pari ad un 6,4% (8,4% dai massimi).
Sia chiaro che una perdita simile non intaccherebbe in alcun modo l’impostazione rialzista di fondo (anche se personalmente considero più i rialzi occasioni per alleggerire che i ribassi occasioni per acquistare).
L’impostazione rialzista rischierebbe seriamente di deteriorarsi nel caso in cui dovessimo assistere ad un’esplosione della volatilità (quindi forte panico) ed alle prime margin call (legate al margin debt).
Concludo col dire che se le mani forti hanno ancora l’obiettivo di sostenere le quotazioni ed evitare crolli, il loro compito è decisamente più complicato alla luce delle micce precedentemente riportate (tetto del debito, tapering).
Riccardo Fracasso
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