Currently viewing the tag: "Tasso di disoccupazione"
FONTE: Dipartimento del Lavoro.
PUBBLICAZIONE: mensile, il primo venerdì di ogni mese, alle 8:30 (14:30 ora italiana); si riferisce al mese precedente.
IMPORTANZA: alta, poiché fornisce una visione dello stato di salute dell’intera economia nazionale e dei consumi personali.
DESCRIZIONE: misura il rapporto tra disoccupati e forza lavoro.
La disoccupazione è la condizione di mancanza di un lavoro per una persona in età da lavoro (da 16 a 64 anni) che lo cerchi attivamente, sia perché ha perso il lavoro che svolgeva (disoccupato in senso stretto), sia perché è in cerca della prima occupazione.
Se definiamo per comodità:
- L il totale della forza lavoro;
- O il numero degli occupati;
- D il numero dei disoccupati
La forza lavoro è uguale alla somma di occupati e disoccupati: L=D+O. Il tasso di disoccupazione corrisponde al numero dei disoccupati fratto il totale della forza lavoro: D/L.
È inoltre possibile calcolare:
- il tasso di separazione dal lavoro (per convenzione: s), cioè la frazione di individui occupati che perdono il lavoro ogni mese;
- il tasso di ottenimento del lavoro (per convenzione: o), ossia la frazione di individui disoccupati che trova occupazione ogni mese.
La misura della disoccupazione non è univoca. Infatti, dipende da come si definisce “disoccupato”. Il Bureau of Labor Statistics, negli USA, oltre alla definizione ufficiale, tiene sotto osservazione altri insiemi, che misurano la disoccupazione secondo altre definizioni, più o meno stringenti (comprendendo la “sottoutilizzazione” del lavoro):
· U-1 : Persone senza lavoro da almeno 15 settimane
· U-2: Persone che hanno perso il lavoro e persone che hanno completato lavori temporanei
· U-3: Totale dei disoccupati (tasso ufficiale di disoccupazione)
· U-4: Totale dei disoccupati, più lavoratori “scoraggiati” (cioè coloro che nell’ultimo periodo non stanno cercando un lavoro perché giudicano le condizioni del mercato del lavoro sfavorevoli)
· U-5: Totale dei disoccupati e dei lavoratori scoraggiati, più gli altri lavoratori “marginalmente impegnati” (cioè coloro che pur non cercando attivamente un lavoro, si dichiarano disponibili a lavorare e hanno cercato un lavoro nel recente passato)
· U-6: Totale dei disoccupati, dei lavoratori scoraggiati, degli altri lavoratori “marginalmente impegnati” e dei lavoratori part-time per necessità (cioè coloro che erano alla ricerca di un lavoro full-time, ma non sono riusciti a trovarlo oppure gli è stato imposto un orario più breve).
Il tasso ufficiale di disoccupazione contempla le persone iscritte al Centro di Collocamento; i non iscritti, se privi di lavoro, sono invece considerati ‘inattivi’.
Tale criterio presenta una grave lacuna: mentre è corretto non ritenere disoccupato un pensionato od una casalinga, è errato non conteggiare il cosiddetto ‘scoraggiato’ che ha rinunciato ad iscriversi al Centro di Collocamento ma che vorrebbe realmente lavorare.
Pertanto, quanto più è alta la percentuale di scoraggiati, quanto più il tasso ufficiale di disoccupazione è approssimato per difetto.
In Italia si stima che la percentuale di scoraggiati sia molto più corposa rispetto a quella degli altri Paesi, il che rende insignificante un confronto.
La disoccupazione può calare anche solo a causa dell’emigrazione verso l’estero di persone disoccupate, pertanto senza una reale ripresa dell’occupazione.
Il mercato considera il tasso di disoccupazione molto importante, ma guarda con maggior attenzione agli occupati non agricoli, in quanto questi sono divisi per settore (costruzione, servizi, manifatturiero, ecc.) e misurano meglio il trend dei diversi comparti.
I mercati solitamente reagiscono positivamente ad una riduzione del tasso di disoccupazione, poiché significa una maggiore domanda di beni ed un miglioramento dell’economia.
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