L’aumento di capitale è un’operazione con cui un’azienda si ricapitalizza raccogliendo liquidità da utilizzare per investimenti o per ridurre il debito; ad aumento avvenuto generalmente le azioni dell’azienda soffrono inizialmente di un logico deprezzamento causato da un aumento del flottante.
L’aumento di capitale non incide negativamente sul valore del titolo qualora esso sia fine all’entrata di un nuovo socio e quindi non vi è un aumento del flottante ma solo del capitale; in tal caso il prezzo fissato è molto superiore a quello di mercato, per cui i risparmiatori non hanno interesse nel partecipare all’operazione, mentre l’ingresso nel nocciolo duro del nuovo socio è vincolato all’acquisto delle nuove azioni tramite aumento di capitale con lo scopo di raccogliere risorse fresche e quindi migliorarne la cassa.
Ad ogni azione posseduta viene corrisposto un diritto che attribuisce la possibilità di acquistare un determinato numero di azioni nuove; il numero di azioni acquistabili ad ogni diritto posseduto ed il prezzo d’acquisto sono stabiliti dalla società oggetto d’aumento.
Oltre al periodo dell’aumento di capitale v’è quello di negoziazione dei diritti che inizia quando il primo ma termina prima.
Nel periodo di negoziazione chi non volesse aderire all’aumento di capitale può vendere i propri diritti; in queste sedute è possibile anche acquistare i diritti.
Nel caso di mancato esercizio e mancata vendita entro i termini previsti, molte banche, pur non essendo obbligate, vendono i diritti per conto del cliente accreditando loro il controvalore.
Il TERP (Theoretical Ex Right Price) è il prezzo teorico dopo l’attribuzione del diritto d’opzione.
E’ bene precisare che il TERP è calcolato considerando il Prezzo Ufficiale e non quello di Riferimento che abitualmente noi consideriamo come prezzo di chiusura.
Ad ogni modo, la differenza tra prezzo ufficiale e prezzo di riferimento è solitamente minima.
Prendiamo come esempio l’aumento di capitale di Unicredit del 2012: il Prezzo Ufficiale di Unicredit alla chiusura del 3 gennaio (giorno prima del cda) era di 6,40 euro.
Per ogni azione viene consegnato un diritto (negoziabile).
In questo caso, ogni diritto consentiva l’acquisto di 2 azioni al prezzo di 1,943 euro ciascuna.
Chi aderiva quindi doveva pagare 3,886 per avere due nuove azioni.
A tale importo sommiamo il Prezzo ufficiale del 3 gennaio (6,40) ed otteniamo il valore teorico complessivo delle due nuove azioni più quella vecchia:
3,886 (1,943×2) + 6,40 = 10,286
A questo punto si calcola la media: 10,286 : 3 = 3,4287 (TERP)
Il 4 gennaio il cda di Unicredit comunicò che “il prezzo di sottoscrizione delle nuove azioni incorpora uno sconto del 43% circa rispetto al prezzo teorico ex diritto (TERP) delle azioni ordinarie Unicredit sulla base del prezzo ufficiale di borsa del 3 gennaio 2012”.
Spiegazione: applicando uno sconto del 43% al TERP (3,4287) otteniamo proprio il prezzo di ogni singola nuova azione (1,943); solitamente lo sconto è pari ad un 35%.
Il motivo del tracollo di Unicredit in quel periodo stava proprio nelle eccessive dimensioni di sconto del prezzo di una nuova azione rispetto al TERP.
La convenienza dell’adesione dipende dalle prospettive che ognuno di noi ha sull’azienda in questione.
Nel caso in cui sono positive è giusto aderire, in caso contrario è bene vendere i diritti.
L’unico limite sotto il quale è quasi impossibile che nel periodo di collocamente un titolo finisca è Unicredit finisca è il prezzo di acquisto di ogni singola azione (nel caso specifico 1,943 euro).
Nell’improbabile discesa sotto tale valore, un diritto non varrebbe nulla ed un investitore non avrebbe più alcun motivo di aderire, in quanto potrebbe comprare a prezzi inferiori andando direttamente sul mercato.
Di seguito la formula canonica del Terp:
- P(teor) ex = prezzo teorico ex diritto = [(P uff.* V)+(P sott.* N)] /(V+N)
Dove:
- P uff = prezzo ufficiale cum diritto (nel caso specifico 6,40)
- P sott = prezzo di sottoscrizione di 1 nuova azione (nel caso specifico 1,943)
- V = numero di vecchie azioni (nel caso specifico 1)
- N = numero di azioni di nuova emissione (nel caso specifico 2)
Quindi, applicando la formula al nostro esempio avremo:
TERP su Prezzo ufficiale del 3 gennaio = [(6,4×1)+(1,943×2)] /(1+2) = 3,4287 euro
Il TERP ad ogni modo cambia valore giornalmente in funzione della variabile ‘Prezzo ufficiale del titolo’.
Sull’eventuale parte inoptata (quindi i diritti non esercitati) solitamente c’è la garanzia del consorzio di collocamento: in buona sostanza il consorzio si impegna a sottoscrive interamente l’eventuale parte inoptata (quindi i diritti non esercitati).
In sintesi, in un modo o nell’altro di norma la società oggetto di aumento di capitale raccoglie completamente l’intera somma prefissata.
Il problema consiste nel fatto che con ogni probabilità il consorzio di collocamento, una volta sottoscritto l’inoptato lo vada a vendere interamente o in gran parte sul mercato provocando discese più o meno intense delle quotazioni del titolo.
Va comunque ricordato che al termine dell’aumento di capitale, il consorzio di collocamento ha, per un determinato periodo, facoltà di riproporre l’inoptato a degli investitori.
Talvolta l’aumento di capitale prevede anche la consegna gratuita di alcuni warrant sempre in proporzione al numero di titoli già posseduti.
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