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Lo S&P 500  ha chiuso la seduta a 2.153 punti, registrando un -0,33%.

Il bilancio settimanale è pari ad un -0,67%.

Giunti a questo punto, ritengo utile riavvolgere il nastro per raccontare quanto successo negli ultimi mesi.

A Marzo, evidenziando una concentrazione dei volumi verso l’alto all’interno del range laterale 1.820-1.230, si ipotizzò una fase distributiva.

Poichè è assai raro che il pivot annuale R1 non sia raggiunto dai prezzi almeno una volta nell’arco dell’anno, si indicò come target del rialzo Area 2.162.

Alla luce di questa considerazione, unitamente alla potenziale fase distributiva (e non solo), si giunse all’ipotesi  ‘FALSA ROTTURA’ ed alla strategia  ‘LIQUIDARE SUGLI ALLUNGHI’.

Lo scenario proposto, quindi, non è frutto di preconcetti ma di un lavoro d’analisi che contempla elementi oggettivi, pur con la piena consapevolezza che nessuno è conoscenza del futuro, men che meno il sottoscritto.

S&P 500

S&P 500

A Luglio i prezzi hanno effettivamente superato (senza slanci e volumi) l’estremo superiore del range laterale, messo pressione all’area intorno al pivot annuale R1 senza mai, però, superarla con convinzione.

Nel frattempo, s’è rapidamente costruita una concentrazione di volumi proprio all’interno dell’area pivot R1, il che potrebbe implicare l’ultima tranche distributiva da parte della mano primaria.

Inoltre, il fatto che all’interno dell’area intorno al pivot 2.162  (in cui, come detto, si sono concentrati diversi volumi) si sia articolata una sequenza di massimi decrescenti (visibile su scala settimanale) non può che rappresentare un ulteriore elemento di allerta.

Finora, quindi, tutto rientra nello scenario di falsa rottura e nulla lo smentisce.

Il tassello mancante è rappresentato da un affondo col rientro all’interno del range laterale e preferibilmente col cedimento del minimo a 2.119 punti (12 Settembre).

E doveroso quindi affermare che, fino ad allora, non disporremo di segnali concreti  ma di un quadro con notevoli potenzialità ribassiste.

Riccardo Fracasso

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