From the daily archives: sabato, Giugno 11, 2011
 
La politica monetaria è la politica adottata da una banca centrale in merito ai tassi d’interesse; essa si può distinguere in:
 
Øespansiva quando tende al ribasso dei tassi per favorire l’economia e i mercati;
Ørestrittiva quando tende al rialzo dei tassi per contenere l’inflazione e i mercati;
Øneutrale quando non ha tendenza.
 
 
Non sempre un’inflazione sotto controllo garantisce che i tassi non debbano salire; quando c’è bisogno di far cassa di necessità s’alza l’offerta (quindi i tassi delle nuove emissioni). In queste situazioni i primi stati ad ammettere ed a capire le proprie difficoltà saranno quelli che riusciranno a far cassa a tassi ad ogni modo basso.

 
Un intervento sui tassi produce i propri effetti sull’economia circa 10/12 mesi dopo la sua    attuazione; tali effetti sono di norma preceduti di qualche mese dai mercati.
 
 
Generalmente la borsa cala con un rialzo imprevisto dei tassi o con notizie che ne fanno presupporre un aumento futuro; viceversa sale contestualmente ad un taglio imprevisto dei tassi o con notizie che ne fanno presupporre un calo futuro; tutto ciò perchè gli investitori con la presenza di tassi elevati preferiscono non rischiare e avere ugualmente una buona rendita, mentre con tassi esigui è disposta a rischiare pur guadagnare di più.
I titoli che risentono maggiormente di una variazione dei tassi sono le tlc (a causa del loro   forte  e   continuo  indebitamento),   poi  le  assicurazioni (a   causa   dei   notevoli investimenti a medio/lungo termine), le banche (a causa dei notevoli investimenti a medio/lungo termine, anche se beneficiano di entrate più elevate quando prestano denaro) e poi tutti gli altri comparti.
 
 
La regola di Taylor (da John Taylor, economista) nasce dall’analisi delle decisioni prese dalla FED riguardo le decisioni relative ai tassi su un’osservazione relativa ai venticinque anni precedenti gli anni novanta.   In sostanza tale regola prevede che per ogni punto percentuale di aumento del tasso d’inflazione della Banca Centrale,  i tassi salgono di 150 bp; invece nel caso inverso i tassi scendono di 50 bp.
La curva dei tassi è la linea disegnata dai valori dei tassi delle varie scadenze; i tassi di interresse delle diverse scadenze non si muovono in sintonia.
Nelle fasi di alta inflazione la Banca centrale decide di adottare una politica restrittiva aumentando i tassi di interesse a breve riducendo l’inflazione attesa e di conseguenza i tassi a lungo termine: la curva dei tassi assumerà una forma piatta o addirittura un’inclinazione negativa.
Nelle fasi di bassa inflazione la Banca centrale decide di adottare una politica espansiva riducendo i tassi aumentando l’inflazione attesa e di conseguenza i tassi a lungo termine: la curva dei tassi assumerà una forma con un’accentuata inclinazione positiva.
 
 
Per quanto riguarda il mercato obbligazionario, se si ritiene probabile un aumento dei tassi di interesse occorre ridurre la sensibilità ai tassi posizionandosi sulla parte breve della curva (quindi diminuendo la durata delle obbligazioni); viceversa se  si prevede una riduzione dei tassi di interesse è consigliabile aumentare la sensibilità ai tassi posizionandosi sulla parte lunga della curva (quindi aumentando la durata delle obbligazioni).
 
 
I tassi d’interesse a zero o quantomeno bassi da una parte possono aumentare la liquidità e favorire una ripresa economica dall’altra possono alimentare la speculazione nei mercati finanziari. Infatti, in tale situazione gli investitori si approvvigionano di fondi laddove il costo del denaro è basso per reinvestirli altrove (per es. in paesi dove i tassi sono più bassi (fenomeno del carry trade) o dove le aspettative finanziarie sono migliori, ecc.); così facendo la liquidità appena creata, viene riversata soprattutto in altri paesi e altre valute col rischio di creare nuove bolle e contemporaneamente svalutando la valuta del paese in cui i tassi sono bassi.
 
 
E’ importante distinguere il tasso di sconto dai Fed Funds: il tasso di sconto è ciò che viene applicato dalla Fed ai prestiti concessi direttamente alle banche commerciali che hanno la possibilità di accedere al “discount window”. Invece il tasso sui Fed Funds rappresenta l’interesse applicato tra banche commerciali. Storicamente perché quest’ultimo tasso venga incrementato, la disoccupazione deve abbassarsi gradualmente e continuamente per diversi mesi consecutivi con la presenza di inflazione crescente ed economia in recupero.
 
 
 
 
 
 
La regola “three-steps-and-a-stumble”
 
 
La “regola “, detta “Three-steps-and-a-stumble”, stabilisce che tre innalzamenti consecutive del tasso di sconto sono in grado di far assumere al mercato azionario un andamento decrescente. Si tratta in pratica di un altro effetto della relazione esistente fra tassi d’interesse e mercato azionario. Negli 70 anni che vanno dal 1930 al 2000, in tutte le occasioni in cui la Federal Reserve ha innalzato consecutivamente il tasso di sconto per tre volte, si è sempre verificato in breve tempo un ribasso del mercato azionario.
 
 

 
La modifica del tasso di sconto è generalmente l’ultima risorsa impiegata dalla Federal Reserve nel mettere in atto la propria politica monetaria. Generalmente questo provvedimento viene preso quando il mercato monetario ha già scontato questa possibilità. Nelle fasi che precedono l’aumento del tasso di sconto, infatti, è possibile osservare una diminuzione delle quotazioni dei T-Bill,  viceversa, la diminuzione del tasso di sconto viene in genere preceduta dalla loro crescita.
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