From the monthly archives: Luglio 2011
Dopo aver osservato la scorsa settimana il debito ed il deficit dell’Area Euro, andiamo a veder gli stessi dati (risalenti alla fine del 2010) riferiti all’Italia, confrontandoli con altri Paesi europei.
 
Dal seguente grafico, relativo al debito rapportato al PIL, possiamo notare che quello italiano (119%) è:
 
·        ampiamente superiore a quello della media europea (85,1%);
·        secondo solo alla disastrata Grecia (142,8%);
·        praticamente il doppio di quel 60% (linea tratteggiata rossa) stabilito dai parametri di Maastricht.
 
 
 
E’ fisiologico che il rapporto debito/PIL aumenti nei periodi di crisi, sia per le maggiori spese sostenute per stimolare l’economia che per le minori entrate fiscali, ed il fatto che anche quello della disciplinata Germania sia aumentato ne è una prova.
Tutto ciò, tuttavia, nulla toglie alla gravità della situazione, ma semplicemente la spiega
In termini assoluti il nostro debito è il terzo al mondo (superato solo da Giappone e Stati Uniti).
 
Uno dei nostri  migliori dati di bilancio è invece quello del rapporto deficit/PIL (4,6%) , migliore rispetto alla media di Eurolandia (6%), anche se ben superiore a quel 3% (linea tratteggiata rossa) imposto dai parametri di Maastricht.
Spicca il deficit irlandese pari al 32,4% del PIL, dovuto alle ingenti spese sostenute dal governo per salvare le banche.
 
 
La voce che più pesa nel deficit è decisamente quella del costo del debito, ovvia conseguenza di un debito enorme che impone elevatissimi esborsi di interessi passivi.
Pertanto abbiamo un processo in cui il costo del debito comporta la presenza di un disavanzo (deficit) e non di avanzo pubblico, il che a sua volta incrementa il debito, il relativo costo e così via.
E’ indispensabile quindi rompere questa catena trasformando il deficit in avanzo pubblico per ridurre progressivamente il debito totale e quindi il costo dello stesso.
E’ per questo motivo che la manovra italiana, recentemente approvata,  persegue l’obiettivo del pareggio di bilancio entro il 2014.
 
S’è già affermato che sicuramente qualcosa di meglio si poteva fare, ma chiedendo servizi migliori ed una minore pressione fiscale si chiede inconsapevolmente di aumentare ancor più il deficit ed il debito rendendo l’Italia ancor più vulnerabile di quanto non lo sia.
 
E’ pur vero che senza misure di stimolo economico non si ha ripresa, le entrate fiscali crollano ed il deficit permane nonostante i sacrifici richiesti ai cittadini.
Il debito sembra quindi destinato a crescere, nonostante la manovra, e ciò è motivo di forte preoccupazione poiché il suo ammontare è proporzionale alla dipendenza che un Paese ha nei confronti del mercato, e se viene meno la fiducia non c’è piano che tenga.
 
Certo, si potrebbe sperare di esser trascinati dalle economie più forti, ma è impensabile che ciò avvenga nel bel mezzo di una crisi che coinvolge l’intero occidente.
Da qualsiasi lato la si guardi, c’è di che esser pessimisti.
 
 
Riccardo Fracasso
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