La Tobin tax prende il nome dal premio Nobel per l’economia James Tobin, che la propose nel 1972; è una tassa che viene applicata alle transazioni finanziarie e che al tempo fu rivolta a quelle dei mercati valutari con lo scopo di stabilizzarli (scoraggiando la speculazione) e contemporaneamente di procurare entrate da destinare alla comunità internazionale.
Negli ultimi mesi, la Tobin Tax è stata promossa dall’UE, ma alcuni Paesi, (Gran Bretagna in testa) l’hanno rifiutata in modo deciso, reputandola disincentivante per i rispettivi mercati finanziari.
Così, a raccogliere la proposta sono stati 11 Paesi ( I Paesi dell’Unione che hanno aderito alla scelta di applicare una Tobin Tax sono stati: Germania, Francia, Spagna, Austria, Belgio, Portogallo, Grecia, Slovenia, Slovacchia e la nostra Italia).
L’Italia è il primo Paese degli 11 ad applicare la Tobin Tax…vuoi mai che qualcuno introduca una tassa prima di noi!
Per la precisione, la Tobin Tax, detta anche Tassazione sulle Transazione Finanziarie (TTF), entrerà in vigore domani, venerdì 1° Marzo.
La nostra Tobin Tax è stata varata all’interno della Legge di Stabilità 2013 (legge 228/2012, articolo 1, commi 491-500) e le aliquote sono così articolate:
- 0,12% (dal 2014 l’aliquota scenderà allo 0,1%) su azioni negoziate su mercati regolamentati (Borse) ed emessi da società che al novembre scorso risultavano avere una capitalizzazione pari o superiore a 500 milioni di euro; l’elenco delle società interessate sarà aggiornato annualmente nel mese di novembre dalla Consob che, entro il 10 dicembre, invierà al Ministero dell’economia e delle finanze, il quale a suo volta lo pubblicherà sul sito internet entro il 20 dicembre;
- 0,22% (dal 2014 l’aliquota scenderà allo 0,2%) su azioni su mercati non regolamentati (over the counter), con le limitazioni di capitalizzazione descritte al punto precedente;
- dal 1° luglio 2013 sarà applicata la Tobin Tax anche ai derivati, ma non in percentuale ma in misura fissa (massimo 200 euro) in base ai valori indicati da una tabella che considera il valore del contratto e la tipologia di strumento finanziario;
- 0,02% sugli scambi ad alta frequenza (frequency high trading), ossia quegli scambi generati da un algoritmo.
Lo tobin tax colpisce l’acquirente ad eccezione delle operazioni in derivati, dove l’imposta viene applicata anche al venditore.
E’ importante sapere che la norma prevede di tassare l’eventuale saldo positivo rispetto alla chiusura della giornata precedente; mi spiego: se un cliente acquista 500 ENI e le vende tutte in giornata, il numero di ENI nel suo portafoglio non sarà cambiato, per cui, in tal caso, non sarà applicata la Tobin Tax.
In altre parole, chi ha un’operatività esclusivamente intraday (purchè non generata da algoritmi) non è interessato in alcun modo dalla Tobin Tax.
Questo per quanto riguarda l’applicazione in base all’operatività; per quanto concerne invece l’applicazione in funzione dello strumento finanziario, la Tobin Tax, oltre a non interessare, come detto, i titoli azionari italiani emessi da società con capitalizzazione inferiore a 500 milione, non si applica alle donazioni, alle successioni, ai titoli di finanza etica, ai fondi comuni, agli ETF, agli ETC, alle sicav, alle azioni estere e a quelle di società con sede legale estera quotate sulla Borsa Italiana (le più importanti sono Biotech, Stmicroelectronics e Tenaris), al mercato valutario ed a quello delle materie prime.
La critica principale che si muove a tale tassa è quella di provare inevitabilmente un brusco calo degli scambi dei titoli, rendendo ancor meno attraente una Borsa che già ora è molto piccola se rapportata all’economia italiana.
Non è un caso che in Svezia, dopo aver introdotto una tassa simile nel 1984, subirono un forte calo dell’operatività e decisero di eliminarla nel 1992.
Personalmente sono molto contrario alla Tobin Tax sia perchè drenerà liquidità alla nostra Borsa (rendendola meno efficiente) sia perchè tassare gli acquisti in modo indiscriminato, significa colpire anche chi al termine della compravendita incasserà una perdita.
Un conto è tassare un reddito, un altro è tassare un acquisto che potrebbe anche portare ad una perdita.
Solo nell’ultimo anno abbiamo assistito all’innalzamento del capital gain (da 12,5% al 20%), al deciso aumento dell’imposta di bollo ed alla nascita della Tobin Tax.
E nel frattempo enormi ingiustizie fiscali del mondo finanziario (per es. lo strano trattamento fiscale sugli ETF, o l’impossibilità di compensare le plusvalenze dei redditi di capitali con le minusvalenze pregresse) non sono modificate perchè sono proficue per lo Stato.
Riccardo Fracasso
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